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domenica 15 marzo 2015

The Hunger & The Fight (part 1) The Mahones ( Whiskey Devil Records 2014)













Mi sono innamorato della musica dei Mahones diversi anni fa, quando mi capitò tra le mani una copia della loro raccolta antologica per celebrare i vent'anni di attività e, da quel momento, ho iniziato a seguire le vicende di Finny McConnell e della sua band con dedizione e passione.
Passione che non è venuta meno anche con i loro ultimi lavori, più dediti a sonorità grezze e punk rock che allontanavano la band canadese dai  territori folk alla Pogues/Waterboys: ottimi lavori per carità, ma che scivolavano via senza darmi quelle buone vibrazioni presenti nei capitoli precedenti della loro discografia.
Ed ora, eccoci arrivati ad un punto cruciale nella carriera di questa band, che, dopo l'ennesimo stravolgimento di line up ci presenta il primo step di un ambizioso progetto strutturato su due album, che vuole descrivere l'epopea del popolo irlandese negli ultimi due secoli di storia, tra lotte, miseria e riscatto sociale.
In questa prima parte i suoni tornano ad essere più "folkish" ed anche la strumentazione tradizionale va a ricoprire un ruolo importante nel trademark dei Mahones che, proprio nella titletrack ci presentano un bel folk rock dai toni epici e "in crescendo" che vanno a trovare il loro climax nella parte finale della canzone. In questo brano Finny alterna la sua voce roca e calda a quella della prima ospite del disco, la cantante canadese Tara Slone dando cosi ancora più colore ad uno dei migliori brani della discografia dei Mahones.
La successiva Poor Paddy on the Railway è una traditional song, resa già celebre da Shane MacGowan  nel periodo Popes e vede il rimbalzarsi delle strofe( tipico nel folk irlandese) tra Finny e Tony Duggins dei The Tossers, altra bella realtà da Chicago. La canzone  tratta l'argomento del duro lavoro degli irlandesi quando emigrarono nei primi anni del 900 in America, costretti alle mansioni più degradanti e faticose per poter sopravvivere agli stenti di quei periodi.
Uno dei capolavori di questo album è la ballata Stars, dedicata ad uno dei più famosi scrittori dublinesi, Oscar Wilde e alla sua condizione di perseguitato prima ed esiliato poi, per via della sua dichiarata omosessualità. Alla chitarra troviamo la comparsata di Simon Townsend, figlio del ben più famoso Pete, chitarrista degli Who, grande passione del "capo" Finny.
Il tiro si alza con la successiva Prisoner 1082, rabbiosa e dall' incipit clashiano che vede raccontare le vicende di un arrestato politico, Danny Donnelly, famoso per esser scappato dal carcere di Belfast, al tempo l'Alcatraz europeo e aver vissuto una vita da rifugiato, poichè ricercato da Scotland Yard.
Si ritorna al folk diretto e scanzonato con A Pint of the Plane (A Drop of the Pure), una drinking song veloce e danzereccia come nella miglior tradizione irlandese che però vuole mettere in guardia dalla piaga dell'alcolismo, piuttosto che elogiare le bevute di massa, cosi tipicamente irish.
Il lato romantico della band si manifesta con Someone Saved Me, canzone d'amore che il buon Finny dedica alla moglie, anch'essa musicista a tempo pieno nei Mahones, in veste di fisarmonicista, mentre le successive due canzoni sono il tributo che la band fa alla città di Dublino, prima con The Auld Triangle, la poesia scritta da Brendan Behan e all'epoca messa in musica dai Pogues, mentre con Blood in the Streets of Dublin si tocca con mano il dramma della violenza che per decenni ha insanguinato la capitale irlandese, per cui,al giorno d'oggi, quasi tutte le strade della città hanno morti o ricorrenze da ricordare.
Il finale invece è per St. Patrick's Day Irish Punk Song, un veloce folk punk che vuole autocelebrare la carriera ventennale dei Mahones, dal loro primo concerto proprio nel giorno di San Patrizio fino ai recenti tour mondiali. Un pò di autostima fa sempre bene e il finale è davvero da fuochi d'artificio!.
La versione in vinile ha anche due bonus track, una cover dei Them di Van Morrison, I Can Only Give You Everything ed una dei Rancid, Last One to Die che valgono la pena di essere ascoltate.
Applausi quindi per questa release dei Mahones, che firmano cosi un piccolo capolavoro nella loro discografia ed ora aspettiamo con ansia la seconda parte per chiudere il cerchio di questo ambizioso, ma splendido progetto.
I've got the hunger and the fight
and god knows I will survive
in thiese dark times, there is a light
in this world of sins, there is right
I've got the hunger and the fight
I've got the hunger and the fight
the hunger and the fight






                                   

martedì 17 giugno 2014

In Te Ho Sognato..In Te Spero di Morir Mosche di Velluto Grigio (autoprodotto 2014)












Rinasce sulle sponde del fiume Po, tra i suoi canneti ed ii filari di alberi, la tradizione folk italiana, un ideale ponte tra la Bassa Padana e la Verde Irlanda  che viene proposto dalle Mosche di Velluto Grigio, band che celebra il celtic folk (o anti folk come amano definirlo loro) tra poesia, rabbia ed alcol.
Avevo avuto modo di recensire il loro precedente EP ed ora, ecco tra le mani questo nuovo lavoro, dall'affascinante titolo "In Te Ho Sognato... in Te Spero di Morir", dodici brani che spaziano dal folk al punk con un occhio di riguardo ai testi che sfiorano il cantautorato e sanno ancora fare centro raccontando profonde storie che non mancheranno di lasciare il segno nell'ascoltatore.
L'intro The Bastards omaggia i Murphys più alcolici e sgangherati ed è un ottimo biglietto da visita delle MDVG che da qui in poi ci accompagneranno nel loro mondo, fatto di storie di strada, ricordi e personaggi lontani nel tempo che ricordano il Davide Van de Sfroos più intimo ed ispirato. Pezzi come Quell'Uomo a Varano o Il Capitano Jones sono affreschi intrisi di malinconia e ricordi che prendono vita grazie all'ottimo songwriting della band.
Ma c'è anche un'animo combat e ribelle, quello dei pugni chiusi in cima alle barricate come in 25 Aprile, belligerante ed anthemica che affonda i denti e le unghie nella memoria storica oppure in Gli Spari su Londra dove fa anche capolino il sax, strumento un pò atipico per questo genere, ma che conferisce alla band più spessore ed anche originalità.
Uno degli highlight del disco è Dolcissima Strega del Mare,  intensa e struggente ballad dai toni noir che mi ricorda molto i "sea shanties" del tempo che fu. Qui le liriche fanno davvero la differenza conferendo un aurea poetica e malinconica a questa splendida canzone.
Ci sono anche pezzi cantati in inglese, piccole schegge folk come A Long Lament for an Old Friend o Maggie Dickson's Pub che sa sconfinare in territori quasi reggae.
Con Occhi Chiusi da Un Pò si giunge verso la conclusione ed i Nostri si cimentano con successo nel creare la loro "and the Band Playing Waltzing Matilda", tanto crepuscolare quanto solenne nel suo incedere finale.
Andate a scoprire questa realtà tutta italiana, ascoltando la loro musica vi sembrerà di sorseggiare un buon whisky delle Highlands, forte e brusco al palato, come il vento che spazza quelle lande, ma che una volta assaporatolo per bene darà calore e conforto al vostro cuore solitario.
http://www.moschedivellutogrigio.com/
https://www.facebook.com/pages/Mosche-di-Velluto-Grigio/191635417517388
Spotify

domenica 15 settembre 2013

Pints & Glory The Moorings (2011 LSP Records)












Nell'ultimo lustro abbiamo assistito ad una vera e propria ondata di Irish Folk revival, una scena che, anno dopo anno ha avuto un seguito incredibile, a partire dai capostipiti Dropkick Murphys e Flogging Molly, che hanno ripreso le linee dettate da Pogues, Waterboys e Dubliners qualche decennio prima.
Quindi non mi stupisco se mi trovo di fronte a gruppi nuovi legati a queste sonorità, provenienti anche da zone geografiche abbastanza inusuali per quel che riguarda la tradizione celtico irlandese.
E' il caso di questi The Moorings, giovane band proveniente dalla regione francese dell' Alsazia, vista in azione poche settimane fa e che ha all'attivo questo esordio discografico targato 2011.
Tre pezzi inediti ed una serie di tradizionali rifatti in versione punk formano l'album in questione che parte con l'inedita Friendship, veloce e sguaiata irish-punk song sulla scia dei maestri Flogging Molly, che tra l'altro verranno omaggiati con una cover della loro What's Left of the Flag.
Away from Home è il secondo inedito, anthemico e ritmato da cantare a squarciagola al bancone o sotto il palco, mentre Working Class Heroes è una power ballad con inserti tradizionali che danno spessore e calore al pezzo.
I testi dei The Moorings seguono il filone del genere con tematiche quali l'amicizia, i pub, l'alcool ed il lavoro visto come riscatto sociale.
Another long day on board this ship working like a mad dog
for every little money of course but al least it's an honest job
the pay goes out to the wife and kids to keep them safe afloat
it's been 7 days'n' couple of weeks and i haven't heard from both
When I wil lreturn to my loved ones?
I can't tell for sure but here's what i want
Gimme Booze Gimme Booze I'm away from Home
and there's nowhere else to go
Gimme Booze Gimme Booze I'm away from home
so let the liquor flow
Il resto dell' album come detto sopra è composto da rivisitazioni di brani tipici della tradizione irlandese, alcuni arcifamosi come The Wild Rover o Finnegan's Wake, altri invece più di nicchia come The Nightingale o All for me Grog, materiale che sicuramente farà felice i puristi del genere, sempre attenti a questi piccoli dettagli.
Se siete amanti del filone Irish-Punk tenete d'occhio questa giovane band, che, soprattutto dal vivo dimostra di avere ottima presenza scenica e coinvolgimento, peculiarità fondamentali per chi si cimenta in questo genere musicale!
P.s.
è da poco uscito anche un live, Unplugged @ La Cigale, dove i nostri si cimentano in versione acustica con il loro repertorio e alcuni classici in un atmosfera intima e calda che rievoca le session di un vero pub irlandese.
www.moorings-band.com
http://open.spotify.com/album/4ko1mlr25EGedJZuUtokre







venerdì 8 febbraio 2013

Signed and Sealed in Blood Dropkick Murphys (Born & Bred Records 2013)












Avevamo lasciato i Dropkick Murphys con la loro ultima fatica, quel Going Out in Style che ha permesso loro di raggiungere il Top 10 della classifica di dischi più venduti negli States e di dividere il palco con Bruce Springsteen, nella sua data a Boston,città natale della band. Certamente lo sforzo compositivo per concepire  quel disco è stato enorme ma, a distanza di due anni, ecco la loro ultima fatica intitolata Signed and Sealed in Blood, anticipato dal singolo Rose Tattoo, che mi ha fatto ben sperare, vista la qualità del brano.
Sonorità vicine al folk scanzonato ed alcolico dei Pogues, un ritornello accattivante e ripetuto all'infinito come un mantra e una dedica/ringraziamento a tutti i fan più fedeli, quelli disposti a tatuarsi il logo della band, proprio come vecchi pirati che scrivono la propria vita sulla pelle.

This one means the most to me
Stays here for eternity
A ship that always stays the course
An anchor for my every choice
A rose that shines down from above
I signed and sealed these words in blood
I heard them once, sung in a song
It played again and we sang along

You’ll always be there with me
Even if you’re gone
You’ll always have my love
Our memory will live on

Sicuramente questo brano diverrà un cavallo di battaglia della band, come l'iniziale The Boys are Back, agguerrita street punk song infarcita da cori da stadio, ideale per cominciare la battaglia sotto il palco.
Ma il resto dell'album? purtroppo mi duole dirlo, ma suona scontato e fiacco, una serie di brani filler che non hanno la caratura del passato. Sia chiaro che non è una stroncatura, perchè la carica della band è sempre presente, ma per fare un esempio diretto, The Prisoner's Song  ricalca il solco di I'm Shipping Up to Boston, bella e danzereccia ma già sentita.
Burn e The Battles Rages On sono tra i pezzi più tirati e scivolano via come la prima pinta di Guinness della sera, mentre la parte più folk è per Jimmy Collins Wake, dedicata ad una stella del baseball statunitense, autentica passione per i Murphys ( che per chi non lo sapese sono tifosi dei Red Sox).
I momenti lenti sono per la "Christmas song"  The Season Upon Us che celebra il rito delle festività in Irish Style (spassoso il video  http://www.youtube.com/watch?v=qTx-sdR6Yzk&noredirect=1) e per la finale End of the Night che, anche qui fa l'eco alla leggendaria Kiss me I'm Shit Faced senza però riuscire ad eguagliarla.

Solitamente in questo spazio scrivo dei dischi che mi piacciono e che mi emozionano, ma come mi è capitato per l'ultimo dei Gaslight Anthem, mi trovo a parlare di lavori buoni ma che non lasceranno il segno, capitoli singoli a parte.
Per quel che riguarda i DKM  ci hanno abituato a lavori eccezionali, alternati a dischi più interlocutori e quindi, alla luce dei fatti, aspetterò con fervore la loro prossima pubblicazione!
http://www.dropkickmurphys.com/
http://www.myspace.com/dropkickmurphys
https://www.facebook.com/DropkickMurphys
spotify:album:1FTaZvL4F3DcYsvAmNbysn



lunedì 14 gennaio 2013

Live in Paris The Pogues (Universal 2012)

Qualche anno fa ebbi la fortuna ( o sfortuna..dipende dai casi) di assistere all'unica data italiana dei Pogues, in un afosa sera di giugno, rinchiuso dentro il PalaTrussardi-Sharp-Vobis di Milano . Devo dire che l'attesa spasmodica di vedere una delle mie band preferite fu vanificata da una prestazione alquanto scadente del gruppo irlandese, con lunghe pause, errori e cadute di stile, che, se da una parte mi fecero sorridere, dall'altra delusero non poco le aspettative di chi li considerava un eccellente macchina live.
Pochi mesi fa ecco uscire questo appetitoso cofanetto che raccoglie gli sforzi per celebrare una carriera trentennale, condizionata da numerosi alti e, purtroppo bassi, ma che ha reso questa band uno status symbol per tutto il movimento punk-folk di matrice irlandese che negli ultimi anni ha preso piede un pò ovunque.
Parto subito col dire che il box è formato da due Cd che riprendono l'esibizione live all 'Olympia Theatre di Parigi, risalente allo scorso settembre e da altrettanti DVD che ci ripropongono il concerto integrale più alcuni documentari di emittenti francesi risalenti alla metà degli Anni Ottanta, sicuramente il climax artistico e commerciale della band.
Che dire..il prezzo ne vale tutto e mi ha fatto dimenticare quella pietosa esibizione di qualche anno fa a Milano. Certo la tecnologia aiuta parecchio con ottime riprese e i suoni "addomesticati", ma su quel palco ho ritrovato una band in forma strepitosa, sicuramente migliorata  e più coesa dopo il lungo periodo da separati. Il leader Shane MacGowan paga il dazio degli anni e degli abusi, ma non sarebbe lui senza la sua camminata traballante, la sua voce sbiascicata e l'eterna sigaretta accesa tra le dita mentre impugna il microfono. Ma sul palco c'è e lascia vedere tutto il suo carisma lasciandosi andare ad interpretazioni maestose dei classici della band. Anche il resto dei Pogues è ben rodato, a partire dall'altra anima della band, quello Spider Stacy che provò a far andare avanti la band pur senza il suo leader alcolico e qui, canta un paio di pezzi con la sua inconfondibile voce roca.
I classici della band ci sono tutti e non sto a dire cosa è venuto bene e cosa no...godetevi il concerto nella sua interezza, lasciandovi trasportare dalla magia della poesia alcolica del gruppo irlandese, sognando di essere li, in mezzo al pubblico a pogare e sudare sotto il palco, ed  anchese, Kirsty Maccoll non c'è più, vi ritroverete commossi nel vedere il balletto tra Shane ed Ella Finer (la figlia di Jem Finer, banjo e mandolino) sulle note finali di Fairytale of New York.
E a proposito di finale...come non chiudere in bellezza con Fiesta dove tra coriandoli e stelle filanti si celebra la chiusura di una reunion epocale in un mix di bagordi alcolici in salsa spagnoleggiante/irlandese.
Ancora una volta grazie ...alzo l'ennesima pinta in vostro onore al grido di Pogue Mahone!!!!!!
www.pogues.com
spotify:album:1aswgwvlGy5JWBhodmCRoq













domenica 3 giugno 2012

The Meanest of Times Dropkick Murphys (Born & bred records 2007)











Ci sono album che dopo il primo ascolto sai già che non ne potrai più fare a meno, ci sono album che invece sono relegati in qualche scaffale con qualche dita di polvere e ci sono album che vengono riscoperti col tempo, perchè in noi scatta quel qualcosa che  ce li fa apprezzare e magari canticchiare senza sosta nella nostra testa.
Ecco, The Meanest of Times appartiene a quest'ultima categoria: un disco uscito nel 2007 che però, il sottoscritto ha iniziato ad apprezzare con qualche anno di ritardo, complici alcuni concerti dei Dropkick Murphys dove l'esecuzione di alcuni brani mi hanno fatto scattare quel fatidico "clic" nella testa.
Mettendo in fila la discografia della band, TMOT lo considero il primo tassello dell'ultima incarnazione evolutiva della band, ovvero quel "wall of  sound" fatto di chitarre massicce, basso e batteria dove gli spazi vuoti vengono riempiti da un tappeto di cornamuse e thin whistle, rendendo cosi il suono compatto e spesso, definito dai critici come Celtic Punk.
Le 15 tracce (più la bonus track Jailbreak dei Thin Lizzy) filano via che è un piacere, un treno in corsa inarrestabile, con grande precisione nei suoni, un 'alternanza alle vocals (in puro spirito irish folk) tra Ken Casey e Al Barr che raggiunge la perfezione e testi sempre più elaborati e significativi.
L'introduzione di uno strumento tradizionale come il banjo è uno degli elementi nuovi della band ed il giro che apre la titletrack ti si stampa in testa sin dal primo ascolto. A seguire anthem punk rock da cantare e consumare sudando sotto il palco. I Murphys ormai sono una garanzia: chi ascolta un loro disco sa cosa trovare e difficilmente ne rimarrà deluso.
Tra gli Highlights segnalo la splendida God Willing, classico DKM-Style, contenente una riflessione sulla vita e sulla perdita dei propri cari
God willing, It's the last time I'll say goodbye
God willing, I'll see you on the other side
It's the last time I'll put my arms around you
The last time I'll look into your eyes
I've come here to put my arms around you
And say one final goodbye
Yeah, I'll see you on the otherside
Yeah, I'll see you on the otherside

 cosi come Famous for Nothing o Vices and Virtues, piccole storie del quartiere operaio di Quincy, a Boston, che vengono trasformati in inni per i fans della band.
Come scrissi nella recensione di The Warrior's Code, la forza della band è quella di trasformare piccole storie quotidiane della loro città in canzoni che verranno poi  amate dai propri fans, creando un legame unico tra Boston, la band e la Dropkick Murphys Crew sparsa per il globo!
La componente Irish ovviamente non viene messa da parte ed il tributo alla "Diaspora Irlandese" arriva puntuale con Flannigans Ball, dove la band viene supportata dalla partecipazione di  Ronnie Dew dei Dubliners e Spider Stacy dei Pogues, mentre il momento riflessivo è dato dalla ballad Fairmount Hill, ovvero una ballad tradizionale, Spancil Hill, riadattata in chiave bostoniana proprio dalla band stessa.
C'è tempo anche per parlare di amore, nel bene o nel male, perchè si sa che queste cose prima o poi capitano nella vita di un uomo e allora Rude Awakenings lascia spazio ai turbamenti amorosi senza però crogiolarsi nella depressione, ma con una punta d'ironia nera tipica dei Dropkick Murphys.
With equal surprise she opened her eyes
Sat up & shouted "for christ sakes who the hell are you!"
(What she take ya for)
She cooked me my breakfast then called me a cab
Shoved me out the door & threw the five dollar
Fare in my face
(What she take ya for)
She took me for all I was worth
May I remind you that ain't much at all
A meaningless gesture in the meanest of times
As it turns out you weren't worth the call
 I though it was all just a nightmare
I guess it was true
But now I'm left with a daily reminder of you 

L' ultima traccia degna di nota è Johnny I Hardly Knew Ya, ormai presenza fissa nella setlist dei loro concerti, l'ennesima rilettura di una marcia militare, Johnny I'm Coming Home trasformata in una roboante punk rock song infarcita di cornamuse che senza dubbio potrebbe essere il biglietto da visita di questo album. 
The meanest of Times è l'ennesimo tassello della discografia di una band che ormai ha consolidato il proprio status, un punto di partenza per chi non li ha mai ascoltati oppure l'ennesima conferma per i fans più fedeli della band. Di sicuro abbiamo una manciata di ottime canzoni che non devono finire nel dimenticatoio!
www.dropkickmurphys.com

sabato 26 maggio 2012

The Warrior's Code Dropkick Murphys (Hellcat Records 2005)












L' immagine della cover con  due pugili che si affrontano a colpi di ganci e montanti è il biglietto da visita di The Warrior's Code, quinto album dei bostoniani Dropkick Murphys ed ennesimo tassello della loro discografia che ha visto incrementare la loro popolarità di anno in anno.
Il personaggio rappresentato è niente meno che Michael Ward, pugile professionista di Boston al quale i Nostri dedicano il loro disco ( e su di lui verrà girato anche un film, The Fighter qualche anno dopo), l'ennesimo tributo che la band americana rivolge a qualche illustre personaggio della propria comunità irlandese residente a Boston.
Musicalmente i DKM arrivano dal successo di Blackout, un album che smussa le spigolosità street-Oi degli esordi per un approccio più melodico con sempre più marcate influenze folk. Con questo nuovo album la matrice Irish -Folk si fa sempre più presente rendendo cosi, The Warrior's Code, un disco di transizione tra il passato e l'evoluzione futura come celtic-rock band.
Come al solito i Murphys ci regalano un lotto di ottime canzoni, che ad oggi sono ancora presenti in scaletta durante i loro conerti e sono entrati nel cuore dei fans sparsi nel mondo: si parte in quarta con la doppietta Your Spirit' s Alive e The Warrior's Code, legnate punk rock con cori possenti e la cornamusa di Scruffy Wallace a creare un massiccio muro sonoro di sottofondo.
Si prosegue con la sgangherata Captain Kelly's Kitchen, ovvero un tradizionale irlandese rifatto alla maniera dei "bostoniani", dove l'alternarsi delle voci di Al Barr e Ken Casey si fa sempre più frenetico e veloce. Il riprendere brani della cultura popolare irlandese è una caratteristica che accomuna tutti gli album dei DKM, una peculiarità che rafforza il legame con la terra d'origine. In The Warrior's Code troviamo altre reinterpretazioni come The Auld Triangle, una poesia del poeta irlandese Brendan Behan ripresa anni fa anche dai Pogues e qui rifatta in un potentissimo anthem a rotta di collo sull'ascoltatore. Inoltre l'unica ballad presente, The Green Fields of  France, è un pezzo scritto dal cantautore australiano ma di origini scozzesi Eric Bogle, che ha come tema la drammaticità della guerra nelle riflessioni dell'autore stesso in visita ad un cimitero militare. Un testo profondo e toccante che i Murphys reinterpretano magistralmente grazie anche al cantato di Al Barr, davvero sopra le righe.
Sunshine Highway è il primo singolo estratto, una celtic-pop rock ballad dal ritornello molto catchy che sembra fatta apposta per cantare e ballare tra una pinta e l'altra, mentre l'ultima cover proposta è I'm Shipping Up to Boston, scritta da Woody Guthrie come tributo alla città portuale del Massachussets e rifatta dai Murphys nel loro stile punk folk, diventando uno dei pezzi più conosciuti della band, anche perchè inserita nella colonna sonora del film The Departed.
Il finale dell'album è affidato a Last Letter Home,ovvero la trasposizione in musica dell'ultima lettera che un soldato americano in Iraq scrive alla famiglia ed alla moglie pochi giorni prima del congedo, che però non vedrà mai perchè ucciso pochi giorni prima di tornare a casa. Essendo un grande fan dei Murphys ha chiesto alla band di suonare le cornamuse durante il suo funerale e con questa canzone viene dedicato un grande tributo alla sua memoria.
E proprio con Last Letter Home vorrei spendere due parole sulle lyrics dei DKM: profonde e toccanti nella loro semplicità e nel raccontare storie comuni, di amici, di vita, della loro Boston e renderle speciali per chiunque si avvicicini all'universo della band.
Hello there my dearest love
Today I write to you about our sons
The boys start school today
They're the spitting image of you in every way

Hey son it's Dad
I hope this letter finds you well out of harm's way
We saw the news today it frightened your Mom
Now all she does is pray

If I lead will you follow?
Will you follow if I lead?
 Hey Melissa it's me don't be afraid

I'm in good hands I'm gonna be home soon
It's time to watch the children grow up
I wanna be more than a voice on the phone

Thanks Ma I got your package today
I love "The Fields Of Athenry"
I swear I want 'em to play that song on the pipes
At my funeral when I die
 
I stand alone in the distance
And the foreground slowly moves
"We regret to inform you that on January 28th Sgt. Andrew
Farrar died while serving his country in the Al-Anbar province
of Iraq words cannot convey our sorrow"
When there's nothing on the horizon
You've got nothing left to prove

If I lead will you follow?
www.dropkickmurphys.com 
www.myspace.com/dropkickmurphys 
www.facebook.com/dropkickmurphys 

lunedì 9 gennaio 2012

Just Look Them Straight in the Eyes and Say...Pogue Mahone!!!!! The Pogues

Se negli ultimi anni abbiamo assisitito ad una vera e propria ondata di bands appartenenti al filone celtic-punk rock ( Dropkick Murphys, Flogging Molly, The Mahones su tutti) lo si deve in gran parte a chi, senza dubbio, è stato il capostipite di questo genere: i Pogues!
Nati intorno ai primi anni Ottanta grazie all'incontro  tra uno sbandato irlandese di nome Shane MacGowan ed un gruppo di musicisti di strada, che si esibivano come buskers per le strade di Londra,i Pogues ebbero l'idea di coniugare l'irruenza e l'irriverenza del movimento punk rock con la tradizionale musica irlandese, ovvero il retaggio culturale caro a chiunque provenga dall'Isola di Smeraldo.
Il primo nucleo della band si fa chiamare The Nipple Erectors per poi cambiare il nome  in Pogue Mahone ( espressione gaelica che sta a significare "Baciami il Culo") ed al momento della firma di un contratto discografico nel più ragionevole ed inoffensivo The Pogues.
Grazie al supporto di personaggi come Elvis Costello e Joe Strummer, la band inizia ad esibirsi regolarmente per Londra inizialmente, e poi per tutto il Regno Unito, facendosi notare ed ampliando sempre di più la schiera dei consensi.
Se negli anni Settanta i Dubliners furono i primi ad esportare e rendere commerciale la musica tradizionale, ora tocca ai Pogues riformularla per poterla tramandare anche alle nuove generazioni. Il primo album esce nel 1984 e si intitola Red Roses for Me e, nonostante sia ancora presente un suono acerbo, figlio di strada ed anarchia, si denota già il marchio di fabbrica che contraddistinguerà la band irlandese: pezzi veloci e più frenetici arricchiti dalla voce sguaiata ed alcolica di Shane MacGowan, alternati da ballad malinconiche da pub. La maggior parte dei pezzi sono tradizionali riarrangiati dalla band stessa dove in alcuni casi vengono anche cambiati i testi per renderli più duri ed irriverenti, ma troviamo anche i primi brani originali scritti da MacGowan, come Transmetropolitan, ovvero una delle tante dichiarazioni d'amore-odio verso Londra che scriverà durante la carriera e Stream of Whiskey (dedicata al poeta Brendan Behan), che sarà fissa durante i live.
 
Il songwriting di MacGowan è fluido e molto articolato, ricco di espressioni "slang" molto colorite e continui riferimenti letterari con citazioni di   Yeats o Behan, una caratteristica che con il tempo eleverà il cantante a poeta di strada, molto amato dai suoi connazionali, nonostante i suoi eccessi.
Il secondo album esce un anno dopo e si intitola Rum, Lash and Sodomy ed è prodotto da Elvis Costello e con questo disco avviene il salto di qualità sia a livello compositivo che a livello di suoni, che finalmente rendono giustizia alle escuzioni della band.
La formula è la stessa, pezzi tradizionali riarrangiati ( Dirty Old Town, Jesse James, Wild Cats of Kilkenny) alternati a composizioni nuove tra cui The Sick Bed of Cuchullain, Sally MacLennnane e la splendida ballata A Pair of Brown Eyes. Il finale è per la lunga  The Band Played Waltzing Matilda, canzone antimilitarista che denuncia una delle peggiori battaglie perse dall'esercito inglese, dove morirono migliaia di soldati irlandesi ed australiani al servizio della Union Jack e l'interpretazione di Shane è davvero toccante.



Nonostante il successo in ascesa, la carriera dei Pogues è fatta di fasi altalenanti causate dalle condizioni di Shane MacGowan, dedito all'abuso più estremo di alcool che mina oltremodo la sua salute e le sue performances dal vivo, spesso interrotte a metà viste le condizioni pietose in cui sale sul palco; ma anche le sue continue assenze in sala prove o in studio di registrazioni fanno slittare le attività della band e bisognerà aspettare il 1988 per vedere il terzo full lenght della band. In precedenza viene dato alle stampe un EP di quattro tracce, Poguetry in Motion che racchiude una delle più belle e struggenti canzoni che i Pogues abbiano mai scritto: A Rainy Night in Soho.

I've been loving you a long time
Down all the years, down all the days
And I've cried for all your troubles
Smiled at your funny little ways
We watched our friends grow up together
And we saw them as they fell
Some of them fell into Heaven
Some of them fell into Hell

I took shelter from a shower
And I stepped into your arms
On a rainy night in Soho
The wind was whistling all its charms
I sang you all my sorrows
You told me all your joys
Whatever happened to that old song
To all those little girls and boys

Now the song is nearly over
We may never find out what it means
But there's a light I hold before me
And you're the measure of my dreams
The measure of my dreams

Sometimes I wake up in the morning
The gingerlady by my bed
Covered in a cloak of silence
I hear you in my head
I'm not singing for the future
I'm not dreaming of the past
I'm not talking of the fist time
I never think about the last

Now the song is nearly over
We may never find out what it means
Still there's a light I hold before me
You're the measure of my dreams
The measure of my dreams


If I Should Fall from the Grace of God  vede la luce nel 1988 ed è uno dei migliori successi commerciali della band grazie anche alla ballad Fairytales of New York resa celebre dal duetto MacGowan-Kirsty MacColl e diventata con gli anni "la canzone di Natale" nonostante il testo dai toni molto colorati, spesso censurato dalla BBC inglese

You're a bum
You're a punk
You're an old slut on junk
Lying there almost dead on a drip in that bed
You scumbag, you maggot
You cheap lousy faggot
Happy Christmas your arse
I pray God it's our last





 Ma aldilà di questo fortunato singolo, all'interno di questo album c'è parecchia carne al fuoco, alcune delle canzoni più famose che i Pogues abbiano mai scritto, ma soprattutto sonorità nuove che vanno  a legarsi col tradizionale folk irlandese. L'esempio più lampante è Fiesta con la sua andatura chiassosa e dirompente con i continui rimandi alla Spagna ed al mondo latino in generale. Anche la titletrack è uno dei pezzi forti du questo album, da anni opener dei concerti della band, mentre la rivisitazione di Thousand are Sailing è solo l'ennesimo highlight di un disco che merita di entrare di diritto nella storia della musica.
L'anno successivo viene pubblicato Peace and Love, che purtroppo, nonostante alcuni pezzi buoni darà inizio alla fase discendente della carriera dei Pogues. Il disco in questione è altalenante dato che, a fianco di intense songs come Young Ned of the Hill o Misty Morning Albert Bridge ( una delle più belle ballad del repertorio dei Pogues) troviamo pezzi molto più fiacchi, frutto di esperimenti per sondare nuove sonorità ma che non riescono a lasciare il segno. Chiude il disco London You're a Lady,l'ennesimo tributo di amore/odio verso la metropoli inglese.
Purtroppo la dipendenza da alcool di MacGowan sta per arrivare al suo culmine e Hell's Ditch è il canto del cigno del vocalist irlandese, licenziato poco dopo per la sua condizione. Il disco ne risente parecchio di questa influenza negativa e ne risulta stanco e scarno di idee. Alla consolle si presenta Joe Strummer e non si può dire che il suo lavoro sia eccelso. Tra l'altro l'ex leader dei Clash si imbarcherà in un breve tour proprio per sostituire Shane MacGowan alla voce.
Tra gli Highlights segnalo The Sunnyside of the Streets e the Ghost of a Smile, ma purtroppo questo non sarà uno dei dischi per cui verranno ricordati i Pogues.
Per la cronaca la band realizzerà negli anni a venire altri due album ( Waiting for Herb e Pogue Mahone) con Spider Stacy alla voce, ma senza l'icona MacGowan la carriera della band si eclisserà verso un lento oblio rivitalizzata solo dalla recente reunion che ha riportato il nome dei Pogues sui cartelloni dei più importanti festival mondiali.
Proprio in questi giorni esce un cofanetto di cinque cd ( più un ampio booklet) che ripercorre la carriera della band: un ottimo modo per i neofiti alle prese con il celtic-folk punk (per gli amanti delle etichette) e per conoscere una fetta importante di storia di musica irlandese

www.pogues.com
A parting glass: Poguetry (un sito dove spulciare tra i testi di MacGowan per approfondire la sua poesia)



            

giovedì 18 agosto 2011

Within a Mile from Home Flogging Molly (SideOneDummy Records 2004)











Qualche post fa avevo parlato dei Flogging Molly e del loro masterpiece Drunken Lullabies ed ecco che , a distanza di un mese, ripropongo nuovamente la folk punk band losangelesina con il seguito Within a Mile of Home datato 2004.
L'album in questione disegna una personalizzazione nel suono della band, con l'aggiunta di elementi nuovi, un taglio più rock di alcuni pezzi ed in generale una maggior articolazione dei brani, con testi ancora più belli e profondi. Se con un disco, seppur bello  come DL, i Flogging Molly si erano imposti sulla scena, con questo album vogliono consolidare la loro posizione pur facendo progredire il loro sound, rendendolo ancora più unico
Di carne al fuoco ce ne è davvero molta e lo si denota anche dalla lunghezza del cd che sfora i cinquanta minuti. L'opener Screaming at the Wailing Wall è di impatto e percorre la scia di quella Drunken Lullabies che era il singolo trainante del capitolo precedente: Ritmiche veloci dall'impatto assicurato, muro di chitarre elettriche per una Punk-folk song  da pogo assicurato.
La seguente Seven Deadly Sins è la classica song sguaiata che i Pogues avrebbero voluto scrivere, ma che i "Sette Pirati" dell'ammiraglia Flogging Molly hanno reso loro issando il Jolly Roger sul pennone più alto. Tra l'altro il tema del mare e delle scorribande piratesche è spesso ripreso all'interno della discografia dei FM, grazie anche al contributo del bassista Nathan Maxwell, che compone spesso pezzi ispirati al mare( In questo cd segnalo Queen Ann's Revenge).
Factory Girls è una bella ballata countryeggiante, impreziosita dalla voce di Lucinda Williams che duetta insieme a Dave King, una canzone che da speranza alle Working Classes ed alle Working Girls di tutto il mondo.
Se le due ballad Whistles the Wind e The Light of a Fading Star ci riportano la mente in pub fumosi della natia Irlanda, dove una buona pinta può scaldare il cuore e levigare le intemperie dell'animo, è con To Youth (My Sweet Roisin Dubh) che ci imbattiamo in un gioiellino di stupefacente intensità emotiva: una folk song impreziosità da tanta elettricità punk, ma che ha la musica e le parole che solo la tradizione poplare irlandese può snocciolare:
Tell me why must our peace be this puzzle
That fractures the land, splinters war
The last nails cite the shame in our coffin
But in the end we must all die alone

So it's to youth I sing you this story
And it's of youth I sing it now
Like the train that derails without warning
Some must leave what they left far behind
So goodbye, sweet Roisin Dubh, I say goodbye


Proseguendo nell'ascolto ci imbattiamo in un altro highlight dell'album: Tobacco Island, dove il legame di Dave King con la sua terra natia, l'Irlanda si fa ancora più forte. La canzone narra dei tanti deportati irlandesi, che grazie alle leggi di Cromwell, venivano spediti su navi in condizioni pietose, nelle Barbados per i lavori forzati.
La matrice folk qui è davvero marcata, un naturale filo che ci conduce ai lavori precedenti,ma arrivando alla titletrack,ci si imbatte in sonorità nuove, più similmente rock, in uno dei pezzi più intensi dell'album, con la parte finale davvero irresistibile:
Don't turn your back on me, don't ever let me down"
She said, "I picked you up each time before you hit the ground
Your selfish face is now erased when someone mentions you
If only you had seen what I now see
And turned the corner where you would of been
Within a mile of home, within a mile of home"

Ormai il cd sta volgendo al termine, non prima di regalarci una ballata crepuscolare come Don't Let me Die Still Wondering, bellissima ed intensa, malinconica e pregna di significati, un tributo ad un passato da guardare senza rinpianti e rancori. Un tributo ai ppersonaggi che hanno formato la tempra di Dave King: Johnny Cash e Joe Strummer...e proprio alla loro memoria viene posto l'epitaffio di questo album.
So don't let me die still wondering
What it was I left behind
I want a race well run ahead of the gun
With a dance before the far finish line
So no life long regrets, only well feathered steps
Until these shoes I can longer shine
But don't let me die still wanderin'
For the love I left behind

Purtroppo Within a Mile of Home è stato sottovalutato all'epoca e tutt'ora viene considerato un lavoro minore, come tutti i dischi di transizione. Meno diretto del suo predecessore e probabilmente troppo lungo, tanto che arrivare in fondo a volte può essere davvero faticoso. Ma all'interno ci sono ottimi pezzi, suonati anche dal vivo e soprattutto ci sono le basi per l'evoluzione del sound dei Flogging Molly, il suono che avrà quelle caratteristiche per cui ora sono una delle punte di diamante del movimento Folk-punk e che ha tolto loro quell'etichetta di epigoni dei Pogues.
www.floggingmolly.com
www.myspace.com/floggingmolly



lunedì 11 luglio 2011

Drunken Lullabies Flogging Molly (SideOneDummyRecords 2002)













Nell'ultimo decennio c'è stato un vero e proprio revival di bands legate al filone Folk Punk di matrice irlandese e tra gli highlights non si possono non citare i Flogging Molly from Los Angeles, California.
Se la band è nata sotto il sole cocente californiano, non si può dire lo stesso del suo leader, Dave King, passaporto irlandese e cittadinanza dublinese, ma come molti suoi connazionali, trasferitosi sin da piccolo negli States.
i Mollys vantano una lunga discografia ed una solida reputazione live ed uno dei capitoli più belli della loro discografia è questo Drunken Lullabies del 2002.
Se bands come i Dropkick Murphys hanno un background punk con influenze folk, non si può certo dire la stessa cosa dei FM, dove il loro retaggio è principalmente legato alla musica tradizionale irlandese, rivista in una versione più elettrica, veloce e moderna: una sorta di Pogues a stelle e strisce.
Ma relegare cosi la band di Dave King è davvero riduttivo: i Mollys hanno la loro personalità ed un suono ben marcato ed in costante evoluzione, un songwriting ricco e testi mai banali, con tematiche forti e di carattere sociale.
L'opener che da il titolo al disco in questione è ormai uno dei pezzi da novanta della loro discografia, cosi come uno dei pezzi più gettonati dal vivo:l 'intro di banjo da il via ad un intensa cavalcata "irish punk" con un ritornello catchy che ti si stampa in testa al primo ascolto.
E poi via via il resto del disco prosegue che è un piacere tra pezzi tirati e splendide ballate (su tutte If I Ever Leave This World Alive) impregnate di scariche di chitarra elettrica, ma ben supportate da strumenti tradizionali come il violino ed il thin whistle.
Mi sembra doveroso soffermarsi anche sui testi, composti da King: il classico intellettuale folkish irlandese che tra una Guinness e l'altra dispensa nozioni e concetti in un fiume di parole degno del ben più illustre James Joyce.
L'ironia ed il sarcasmo tipico irlandese sono il marchio di fabbrica del songwriting di King che, raccoglie l'eredità delle classiche pub songs, mescolando fatalismo, malinconia ed una forte presa di coscienza sociale senza mai sfociare nel banale.
Tra gli highlights, oltre alle già citate Drunken Lullabies e If I Ever...segnalo anche Rebels of The Sacred Heart, degna dei migliori Pogues,mentre la conclusione dell'album viene affidata ad una triste e riflessiva ballad intitolata The Son Never Shines(on Closed Doors).
Se i Murphys calarono il jolly con la cover di Fields of Athenry, i Flogging Molly rispondono alla sfida virtuale con il loro asso nella manica, pescato dalla produzione di Pete St.John, coverizzando la sua "The Rare Ould Times", anche qui rifatta in una versione adrenalinica.
Da qui in poi la band califoniana inizia una progressiva evoluzione,incrementando sempre di più la matrice rock a discapito del lato più puramnete folk, sempe però rimanendo fedele alla sua tradizione.
A mio avviso questo è uno dei lavori meglio riusciti della prima parte della loro carriera, un'ottimo trampolino di lancio per farli conoscere ad un bacino d'utenza più ampio.
http://www.floggingmolly.com/
www.myspace.com/floggingmolly
www.facebook.com/floggingmolly



lunedì 23 maggio 2011

Paint the Town Red-Best of- The Mahones (True North Records 2003)














Ok parto subito col dire che i Mahones sono una delle mie band preferite! Quindi se non avete voglia di andare avanti a leggere queste righe, vi anticipo già che troverete elogi sinceri a questa misconosciuta band canadese, ma dalle chiare origini "Irish".
E pensare che sono ormai quasi vent'anni che macinano chilometri, tour, festival e hanno una bella ed ampia discografia, a mio parere, da scoprire ed apprezzare.
Per farvi un idea del sound dei Mahones vi consiglio questo album-raccolta dove ci sono tre-quattro estratti da ogni singolo disco, sicuramente non il meglio, ma probabilmente i pezzi più famosi e suonati dal vivo, anche se all'interno di ogni loro lavoro ci sono delle spettacolari perle nascoste che meritano di essere scoperte.
Musicalmente siamo lontani dalle spigolose tirate punk dei Dropkick Murphys o dagli intelletualismi folk dei Flogging Molly, ma le radici dei Mahones affondano più nei territori dei Pogues di Shane MacGowan, nei Man They Couldn't Hang e nei Waterboys, regalandoci canzoni che sanno di strada e alcool, pochi accordi accompagnati da strumenti tradizionali come il thin whistle o la fisarmonica e la calda e roca voce di Finny McConnell, allenata con del buon Oban d'annata!
Personalmente preferisco i primi lavori della band canadese, quelli più legati alla tradizione irlandese più pura, i diretti discendenti dei Pogues soprattutto in pezzi come Drunken Lazy Bastard, celtic pride o la malinconica Back Home.
Vere e proprie "road songs" sono 100 Bucks e Rise Again, ideale sottofondo per un viaggio magari tra le strade del Connemara o tra le campagne bretoni, mentre la conclusiva Is this Bar open 'till Tomorrow ci riporta tra le scorribande etiliche alg rido di "Gimme Whiskey, Gimme Beer!!!".
In conclusione un ottima raccolta come punto di partenza per scoprire una delle realtà più piacevoli presenti nell'underground punk rock, anche se vi invito a cercarvi l'intera discografia di una  band( ne riparleremo più avanti analizzando i singoli capitoli) che da oltre vent'anni vive on the road e ci regala album che non devono finire nel dimenticatoio!
http://www.themahones.ca/
www.myspace.com/themahones
www.facebook.com/themahones

domenica 17 aprile 2011

Going Out in Style Dropkick Murphys (Born & Bred Records 2011)













Going Out in Style è il settimo album dei "ragazzacci" di Boston e senza troppi preamboli vengo subito al sodo: è un gran bel disco!!!! Intenso, accattivante e coinvolgente, ma nettamente superiore a The Meanest of Times, anche se stilisticamente ne segue la scia, accentuando sempre di più le parti folk, creando in inimitabile ibrido folk punk di matrice irlandese.
Dopo questa giusta introduzione addentriamoci sempre di più nei dettagli di GOIS, un lavoro davvero maturo, che celebra il giusto tributo alla natia Irlanda trattando temi come l'emigrazione negli States nella seconda metà dell'800,i valori affettivi di amici e famiglie lasciate dall'altra parte dell'oceano ed il ricostruirsi una vita nuova partendo da zero. Il concept su cui fa perno l album è dedicato alla figura di Cornelius Larkin, un personaggio nato dalla penna dello scrittore bostoniano Michael Patrick MacDonald che ci accompagnerà in gran parte dei pezzi presenti all'interno di Going out in Style.
L'iniziale Hang'em High è il giusto biglietto da visita, un crescendo di cori e tamburi da battaglia fino all'esplosione di cornamuse e via cosi, il wall of sound è perfetto, grazie anche ad una calibrata produzione che esalta l'effetto corale dei pezzi, rendendo piu reale l'atmosfera da concerto o da pub, se preferite,come nella titletrack, una bolgia di cori e di liriche serrate, l'alternarsi di più voci (oltre ai cantanti Al Barr e Ken Casey, una decina di special guest) che ti fanno venir voglia di alzare le pinte di guinness al cielo. E dovrebbe essere la visione di un ipotetico funerale!!  fate Voi!!
You may bury me with an enemy in Mount Calvary
You can stack me on a pyre and soak me down with whiskey
Roast me to a blackened crisp and throw me in a pile
I could really give a shit - I'm going out in style

Tra i pezzi piu melodici e diretti segnalo Memorial Day, veloce e battagliera , giocata su pochi accordi, ma su splendide melodie, da ballare e saltare senza sosta, cosi come la pub song Take'em Down: chitarre acustiche, fisarmonica e battimani ed un testo da working class (ricordo che i Murpyhs sono sempre stati in prima fila nel difendere i diritti dei lavoratori, soprattutto dell'area del porto di Boston)
when the boss comes callin' they'll put us down
when the boss comes callin' gotta stand your ground
when the boss comes callin' don't believe their lies

when the boss comes callin' his take his toll
when the boss comes callin' don't you sell your soul
when the boss comes callin' we gotta organize
I momenti più tranquilli sono con la ballad Cruel e 1953;Cruel è a dir poco meravigliosa, era dai tempi di Forever che non sentivo un pezzo lento cosi bello ed ispirato dai Nostri Murphys, tanto che penso diverrà un classico nelle future setlist dal vivo della band.
Mentre 1953 è una love song pregna di epicità e malinconia ( testimonia forse il fatidico incontro tra Cornelius e la sua Peg)
As seasons come and seasons pass
The bond we know will always last
We built a life remaining true
I pledge my heart and soul to you

Ma l'apice del disco è in Broken Hymns, uno dei più folk mai scritti dalla band, impreziosito da strumenti più tradizionali come il banjo, il bouzouki ed il Thin Whistle, ispirato alla tradizione Irish più pura e con alcuni passaggi davvero commoventi e testimonia la drammaticità di una guerra e del costo in vite umane che richiede come dazio, la perdita di amici, figli e mariti su di un campo di battaglia.
Come tradizione vuole i Murphys rifanno sempre un paio di cover e questo giro troviamo la famosissima Irish Rover, portata a suo tempo al successo dai Pogues e dai Dubliners e la misconosciuta Peg o'My Heart, tratta da un musical di Broadway degli anni'50.
Se Irish Rover è piuttosto fedele all'originale(anche se molto più veloce), Peg o'My heart è completamente stravolta in una versione street folk punk, impreziosita dalla voce di Bruce Springsteen come special guest Come dire...la ciliegina sulla torta!
In conclusione ritengo Going Out in Style un disco davvero bello, con ottime melodie e ottime canzoni, diretto ma allo stesso tempo profondo ed ispirato. Oramai i Murpyhs non sono più paragonabili ai mostri del passato, ma hanno tracciato la loro strada ed hanno creato il loro suono amalgamando alla perfezione folk e rock, cornamuse e chitarre sempre rimanendo fedeli ai loro ideali ed ai propri valori come la famiglia, l'amicizia, l'amore per la loro Terra!
Long live the Murphys!!!!
http://www.dropkickmurphys.com/
www.myspace.com/dropkickmurphys
Se volete approfondire il concept di questo album
www.dropkickmurphys.com/connie
www.michaelpatrickmacdonald.com/connie


martedì 8 febbraio 2011

Sing Loud, Sing Proud Dropkick Murphys ( Hellcat records 2000)













"Let's go Murphys!!!"...cori da stadio e battimani, tamburi e cornamuse...ecco come si apre SLSP, terzo album dei bostoniani Dropkick Murphys, band di punta del movimento "Celtic Punk", che partiti dieci anni prima come OI! band, hanno evoluto il loro sound con strumenti tradizionali della cultura Irish come  Thin Whistle,bodran, mandolino e le immancabili bagpipes.
Il legame DK Murphys-Irlanda è forte e tenace come una sorsata di Guinness, testimoni anche i rifacimenti di anthem tradizionali come la veloce e sghangherata Rocky Road to Dublin e l'inno da bancone per antonomasia, The Wil Rover   riproposto con cori e sbicchieramenti vari, giusto per farci capire che San Patrick lo si deve festeggiare tutto l'anno. Ma anche Good Rats, che vede come special guest Shane MacGowan,ha nella scura più amata d'irlanda il suo filo conduttore, con birrerie infestate da topi e giare di Guinness che diventano oro...( 'cause in these vats you've made quite a creation/ a potion that turned Guinness to gold).
Ma i Murpyhs non si limitano solo alle scorribande da pub, ma in loro è ben radicata l'idea di Working Class, di lealtà e di rispetto per le tradizioni (materie ben radicate nel pensiero OI e punk), che siano legati alle antiche storie popolari irlandesi (The Legend of Finn Maccumhaill) oppure alle rivendicazioni sociali (Which side are you on), fino alla toccante ballad The Torch, ovvero un ideale passaggio di testimone da padre in figlio, di generazione in generazione, il vecchio lavoratore che insegna i pochi valori della vita alla sua prole "Turn back the hand on the clock
you're a bitter old man who's done nothing
but work your hands to the bone on the assembly lines
you've grown cold to the touch of the ones that you love
ignorance is something you can't over come but you've passed it on down
and that's something much worse for a bitter young man...
is now taking the torch"

I pezzi più tirati come Ramble and Roll o The Gauntlet sono l'ideale per il pogo da concerto, ma il passo avanti,  fatto dai Murphys, è quello di aver saputo coniugare alla perfezione la tradizione con l' attitudine punk rock e l'aver scritto grandi pezzi come la bellissima Forever, ormai insostituibile nei live set e davvero pregna di significati, a metà tra una preghiera ed una canzone d'amore.
Your kindness for weakness
I never mistook
I worried you often,
Yet you understood
That life is so fleeting,
These troubles won't last
FOREVER!

Inspired me truly
You did from the start
To not be afraid
And to follow my heart
There's a piece of you with me
They can't tear apart
FOREVER!

Il disco si chiude con altri due classici come la titletrack, cadenzata e pronta per essere cantata a squarciagola e le cornamuse di Spicy MacHaggis Jig, sagace presa in giro riguardo le disavventure amorose del loro Bagpiper di fiducia che in concerto vede sempre invitate sul palco le presenze femminili presenti nel pit.
Un grande disco, destinato a divenire un classico nella discografia dei Murpyhs e a far fare a loro il salto di qualità che li consacrerà come punta di diamante nella scena  punk rock  di questo inizio millennnio!
...cause I was born to ramble I was made to roll
living my stinkin' life in yesterday's rock and roll!!
http://www.dropkickmurphys.com/