domenica 11 agosto 2013

About Time Pennywise (Epitaph Records 1996)












Nel revival hardcore/punk Anni Novanta, ho sempre considerato i Pennywise come uno dei gruppi di punta per tiro ed originalità, oltre che per la capacità di scrivere grandissimi pezzi e altrettanti album.
Devoti al culto dei Bad Religion, la band di Hermosa Beach arriva con About Time al terzo album che, sicuramente è da considerarsi il loro migliore, oltre che una pietra miliare del genere.
Il deflagrante timer che fa da copertina è il miglior biglietto da visita per questo disco che diventa subito un classico dei generi, lontano dai cazzeggi dei Nofx o dai multiplatini di Green Day ed Offspring.
L'arma in più dei Pennywise è proprio quella loro coerenza, sia a livello musicale, sia attitudinale( all'epoca rifiutarono contratti con major per rimanere fedeli alla Epitaph, loro attuale label) che li ha sempre visti andare avanti per la loro strada, nonostante svariati incidenti di percorso e stravolgimenti di line up.
Ad ogni modo About Time è a dir poco perfetto, tutte le dodici tracce che compongono l'album sono  coinvolgenti e filano via che è un piacere, grazie anche alla band stessa che compie davvero un notevole salto di qualità, lasciandosi alle spalle il fastidioso marchio di epigoni della "Cattiva Religione", confezionando un disco di veloce, melodico e tecnico hardcore californiano.
L'opener Peaceful Day è un ottimo biglietto da visita, ma è  difficile trovare un calo di qualità nelle tracce qui presenti, dalla scanzonata Same Old Story ( da cui venne realizzato un video a base di skaters come vuole la miglior tradizione californiana) alle più tecniche Perfect People, Waste of Time o Every Single Day.
A livello di testi abbiamo un notevole passo avanti, con liriche più ricercate ( il paroliere Greg Graffin-sempre la Cattiva Religione- è l'esempio) e dirette a scavare all'interno delle personalità per contrastare il disagio generazionale che contraddistingue l'irrequieta scena hardcore.
Can't run can't hideNo one here gets out aliveIt don't get better that's the best you're gonna getThe deal is in now place your betsCan't eat can't sleepKnowing that nothing's gonna satisfy meAnother blip on a television screenAmong an ocean of starsTonight I will rage against the forces of fateYou best get outta my wayI'm not gonna fade away slowlyInside my mind is a clock tick-tocking timeNot gonna stop until my last days doneYou wanna try me well come get someTempt fate can't waitI gotta get out there's no time to hesitateNot gonna waste it with the cynical foolsCan't bring me downAnd if you wanna try this dispositionSacrifice all you knewSanitize your religionTake your life and renew and do what you wanna do
( da Searching)
A conti fatti il terzo full lenght della band è da considerarsi il climax assoluto della loro produzione, che comunque è continuata tra mille sfighe nelle successive decadi, regalando comunque ottima musica.
Al momento la band è ancora on the road e festeggia il venticinquesimo anno di attività proprio quest'anno con un esteso tour che toccherà l'Italia il prossimo 15 Agosto a Brescia.
Io sono convinto che faranno ancora pogare e saltare i loro fans
!www.pennywisdom.com (Sito Ufficiale)
www.facebook.com/pennywise
spotify:album:4HhyA4Lme7jHYRNth7ATB1

 

venerdì 26 luglio 2013

Paranoid Black Sabbath (Vertigo Records/EMI 1970)












A volte il destino sa essere davvero strano se si pensa che una canzone pensata, scritta ed interpretata in poche ore, giusto per riempire il minutaggio di un disco, diventi un hit di successo mondiale, ma anche il manifesto di un genere musicale che sarebbe ancora dovuto venire.
Si perchè Paranoid, con due accordi basilari è diventata la canzone più famosa dei Sabbath, nonchè lo start up di tutto quel movimento heavy metal che si sarebbe sviluppato  nel decennio successivo.
In origine questo album, il secondo per la band inglese, si sarebbe dovuto chiamare War Pigs, chiara invettiva contro i governi, in particolar modo quello americano colpevole della guerra in Vietnam. Ma per evitare la scure della censura, il management dei Sabbath cercò un escamotage e sentendo le potenzialità di Paranoid stravolse tutto rinominando l'album e trasformando la copertina con un immagine sfocata di un "samurai-cosmico" che brandisce una spada, quando all'origine il personaggio in questione avrebbe dovuto avere una maschera da maiale.
Ad ogni modo quello che viene consegnato alla storia è un disco fondamentale, capace di creare un suono nuovo, lontano dagli stilemi blues e folk di altre grandi band dell'epoca come Deep Purple e Led Zeppelin.
L'opener War Pigs, nonostante tutto, rimane una delle più belle canzoni della band, dove Ozzy si autoproclama gran cerimoniere recitando i suoi salmi carichi di odio contro i governi militaristi dell'epoca, mentre Iommi macina grandiosi riff saturi ed assoli di pregevole fattura, senza mai strafare,ma sempre calibrando le giuste note ed armonie.La batteria di Ward è scarna ed essenziale ma tellurica allo stesso tempo.
Generals gathered in their masses
Just like witches at black masses
Evil minds that plot destruction
Sorcerer of death's construction
In the fields the bodies burning
As the war machine keeps turning
Death and hatred to mankind
Poisoning their brainwashed minds, oh lord yeah!

L' altra perla dell'album è Iron Man, caratterizzata da un riff granitico di Iommi, che da solo farà da nave-scuola a tutte le successive bands doom e stoner dei due decenni successivi. La voce di Ozzy è distorta e robotica nei secondi iniziali per poi lasciarsi andare nella narrazione fantastica di un viaggiatore del tempo, che, essendo stato nel futuro ha visto la fine del genere umano.
Tornato nel suo passato per avvertire la gente, entra in un campo magnetico la sua pelle diviene d'acciaio (Iron Man) e lui perde l'uso della parola .Deriso dai suoi simili impazzisce ed in cerca di vendetta distrugge il genere umano facendo avverare cosi ciò cheha visto nel futuro.
Aldilà della storia inventata di sana pianta da Butler, da sempre appassionato di horror e sci-fi, la denuncia sociale è evidente, in un contesto teso per la Guerra Fredda ed il Vietnam, visto da ragazzi che uscivano dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale
Nobody wants him 
He just stares at the world 
Planning his vengeance 
That he will soon unfurl 

Now the time is here 
For Iron Man to spread fear 
Vengeance from the grave 
Kills the people he once saved


Il resto dell'album offre altre perle come la ipnotica e sognante Planet Caravan oppure la schizofrenica Electric Funeral, cronaca di un ecatombe nucleare che si alterna tra parti lente ed altre più sostenute.
Su Hand of Doom, troviamo tanti spunti che verranno sfruttati negli anni a venire ( lo stesso termine "Doom" la dice lunga...), mentre il finale è affidato alla delirante Fairies Wear Boots, forse la canzone più leggera del disco, ma non di meno interessante.
A conti fatti questo è uno dei capisaldi della storia della musica rock che, oltre a regalare grandi pezzi ha dato vita ad uno dei generi musicali più popolari di sempre: l'heavy metal, con tutte le sue sfumature.
Più avanti i Sabbath sperimenteranno nuove soluzioni diventando sempre più i leader di un certo tipo di hard rock e guadagnandosi il rispetto incondizionato dei fans per i successivi 40 anni.
www.black-sabbath.com
spotify:album:714ndVxSx8lIWhQxdbcXIs
















mercoledì 17 luglio 2013

All Hell Breaks Loose Black Star Riders (Nuclear Blast 2013)












In principio ci fu una reunion con lo storico monicker THIN LIZZY, che vedeva il chitarrista superstite Scott Gorham, Brian Downey alla batteria e Darren Warthon alle tastiere, insieme ad altri musicisti, portare in giro per il mondo un tributo alla band irlandese ed al suo leader Phil Lynott, scomparso nel 1984.
Con tutti i pro e contro del caso, in primis, l'utilizzo del nome storico per una tribute band vera e propria, diciamo che l'interesse per i Thin Lizzy si è ridestato ritrovando fans vecchi e nuovi che piano piano hanno affollato  le svariate venues dove i nostri si esibivano.
Della partita hanno preso parte l'ex Almighty Ricky Warwick, il bassista Marco Mendoza ed in seguito Jimmy DeGrasso(batteria) e Damon Johnson (chitarra) e tra un tour e l'altro ecco prendere vita l'ipotesi di scrivere pezzi nuovi per far rivivere il mito Thin Lizzy, senza però utilizzare di nuovo il monicker storico, ma dando vita ad una seconda incarnazione denominata appunto Black Star Riders.
Fatto il giusto preambolo vado diretto al sodo e quello che mi appresto a recensire è davvero un gioiello di puro hard rock, semplice diretto e live, con pezzi che sono destinati ad entrare in testa ( e speriamo nella storia) già dopo pochi ascolti.
Il filo diretto che lega il passato ed il presente è davvero unico, con il songwriting di Warwick che si cala alla perfezione nel mito di Lynott, senza però mai cadere nel banale, ma celebrando il giusto tributo.
Basta ascoltare la tripletta iniziale con la rocciosa titletrack che da il nome all'album, la spettacolare ed anthemica  Bound for Glory ( ..and he knows he can never win/ he's just trying to lose a little more slowly ..questa si che è una melodia fuorilegge!), oppure Kingdom of the Lost, con il suo incedere folkeggiante che rimanda ai ricordi della natia Irlanda.
I testi di Warwick sono spettacolari e raccontano storie di vita borderline, cosi come il suo cantato che si avvicina al calore di Lynott.
La band gira davvero a mille, Scott Gorham snocciola riff granitici e superbi assoli che non possono non far felici coloro che sono cresciuti con l'hard rock sanguigno e vigoroso dei Seventies.
Kissin the Ground è melodica e ruffiana al punto giusto, mentre Someday Salvation mi ricorda i Thin Lizzy più scanzonati e festaioli.
Di Rimando viene esaltato il lato più cupo del songwriting con Hey Judas e la tetra e sinuosa Hodoo Voodoo, mentre il finale è affidato ad una lunga digressione in territori blues ( Gary Moore docet) con l'intensa Blues ain't so Bad.
In conclusione i BSR sono la logica evoluzione e prosecuzione di quel pezzo di storia chiamato Thin Lizzy, tanta è l'attitudine e le coordinate musicali che coinvolgono i musicisti. Ritengo giusto lo scegliere un nome nuovo e proseguire cosi una carriera parallela, ma sempre ben distinta.
Consigliato a chi vuole ascoltare dell'ottimo e sincero hard rock, che non inventerà nulla...ma fa stare dannatamente bene!!
www.blackstarriders.com
www.facebook.com/BlackStarRidersOfficial
spotify:album:2jtBDBKJG9UqjEpK9hOH6P






giovedì 4 luglio 2013

Carry On Rebels Bay (Indelirium Records 2012)












Social Distorsion...Rancid...Clash...The Gaslight Anthem...ecco se vi luccicano gli occhi solo a sentir nominare queste band, date un ascolto ai Rebels Bay, band italiana di recente formazione, ma ben rodata sui palchi nostrani ed europei, che con questo EP vuole ritagliarsi la sua fetta di pubblico nella scena punk rock attuale.
La band ha come base le rive del lago di Garda, ma la sua line up ha subito qualche stravolgimento con membri che provengono da svariate parti d'Italia e da Berlino. Dopo due tour in giro per il continente, la Indelirium Records licenzia il loro primo EP, sulla scia dei veterani One Trax Mind.
Senza troppi giri di parole in questa mezz'ora di musica troviamo un ottimo condensato di punk rock, sudore,tatuaggi e la giusta attitudine da strada che traspare dalle spettacolari liriche che ci raccontano storie di cuori spezzati, amicizie sincere e di vite in salita, perennemente in cerca del giusto riscatto.
"I've got scars deep inside my heart"... ecco l'opener di questo cd e con parole cosi forti si capisce subito che i ragazzi non scherzano e seguono la scia di Mike Ness e dei suoi Social D., tra l'altro citati  in My Friend and My Family ( I'm driving my car down the boulevard while the sun is going down/empty streets in front of me and the radio is playing an old Social D.) vero manifesto del pensiero della band.
Wild Hearts and Broken Bones è il pezzo scelto per il video promozionale, irresistibile anthem punk rock, mentre la successiva Billy's Legend, a metà tra Clash e Gaslight Anthem è una storia di riscatto e di speranza di chi non smette mai di inseguire i propri sogni.
California Smile è solare come unpomeriggio d'estate passato tra tavole da surf, spiagge e la ragazza dei tuoi sogni , mentre la conclusiva Rebel Love è una malinconica ballad dal ritmo folkeggiante che fa molto busker.
In definitiva questo Carry On è un ottimo biglietto da visita per una band che si è fatta le ossa sui palchi di mezza Europa e che non deluderà di certo i fan dei Social Distorsion e del punk più stradaiolo.
www.facebook.com/Rebelsbay
Indelirium Records
spotify:album:1dI3PG6lKHxkTHnmDS0eAf

mercoledì 19 giugno 2013

Resurrection Death SS (Lucifer Rising/Self 2013)











Poco meno di un mese fa recensii l'ultimo comeback discografico degli Extrema, band storica del metallo tricolore, ed ora ecco tra le mie mani il ritorno discografico di un'altro gruppo che ha scritto pagine importanti di storia: i Death SS!
Ho sempre seguito il percorso artistico della band di Steve Sylvester ed ero rimasto al loro Settimo ed ultimo Sigillo (The Seventh Seal, 2006) che decretava la fine di un percorso artistico ed esoterico che ha sempre caratterizzato le tematiche della band toscana.
Però il leader maximo Steve Sylvester non è certamente stato con le mani in mano in questi anni, scrivendo colonne sonore per film horror e partecipando come attore ad alcune serie televisive come L'Ispettore Coliandro o S.I.S.
Ed ecco che all'improvviso maturano i tempi per rimettere in pista il monicker Death SS, con una rinnovata line up ed una buona serie di pezzi, alcuni già editi perchè commissionati come soundtrack di film, ed altri invece inediti, tenuti nel cassetto e sviluppati per questa nuova "Resurrezione" musicale.
L'opener Revived parte col botto e ci presenta i Death SS in splendida forma con il loro sound inconfondibile: riff serrati molto industrial, un tappeto di effetti elettronici e l'inconfondibile voce malefica di Steve Sylvester, da sempre molto attento alle evoluzioni musicali che lo circondano, pronto a carpire il meglio e plasmarlo alla sua maniera per creare il sound giusto per la sua creatura.
Le tematiche occulte la fanno da padrone, soprattutto i rimandi ad Aleister Crowley,vera musa ispiratrice, soprattutto in The Crimson Shine, che rimanda al periodo di Panic, a mio avviso il capolavoro assoluto della band.
Nonostante il taglio moderno dei pezzi, troviamo molti riferimenti al metal più classico, grazie anche agli inserti di chitarra di Al DeNoble che tesse magnifiche melodie in The Darkest Night e Dyonisius che rievocano invece gli anni di Heavy Demons e Black Mass.
Continuando il viaggio all'interno di questo album ci imbattiamo nella traccia più "malata" ovvero Ogre's Lullaby, altra colonna sonora, dotata di un aurea davvero malefica per l'incedere lento e le atmosfere alla "Dario Argento"con la voce di Steve Sylvester che sembra un rantolo. Per certi aspetti sembra un improbabile accostamento tra Marylin Manson e certo black metal sperimentale.
La successiva Santa Muerte si rifà al culto in voga presso i narcos sudamericani ed è il preludio a quello che considero il vero capolavoro dell'intero album: The Song of Adoration, una lunga suite che fa confluire elementi doom, progressive e metal uniti ad elementi arabeggianti ed egizi.Un viaggio, quasi psichedelico, che merita svariati ascolti per carpire al meglio le innumerevoli sfumature presenti all'interno di esso: in questi nove minuti la band di Steve Sylvester ha davvero superato se stessa con una composizione maestosa.
A chiudere l'album troviamo la scanzonata Bad Luck, un rock and roll alla Alice Cooper, che vuole mandare a quel paese i detrattori della band che da anni si sono trincerati dietro la solita solfa che i Death SS portino sfiga...ecco servita la risposta!!
A conti fatti il ritorno discografico di Steve Sylvester è davvero gradito, vista l'alta qualità dei pezzi presenti sull'album, anche perchè non ho mai creduto fino in fondo alla morte discografica di questa band, visto che ha ancora parecchio da dare al suo pubblico. Evidentemente si era esaurito un percorso e serviva del tempo giusto per ricaricare le pile e tornare a cavalcare l'Apocalisse come raffigurato nella cover di questo album!
Bentornati!!!
WWW.DEATHSS.COM
www.facebook.com/deathssofficial
The Cursed Coven (Official Death SS Fan Club)
spotify:album:5TmUZi4bF400emQSh0HDO3



venerdì 7 giugno 2013

Raining Rock Jettblack ( Spinefarm Records/Universal 2013)












Negli ultimi anni, nel Regno Unito, è rinato un notevole interesse nei confronti di sonorità anni Settanta e Ottanta, legate al periodo d'oro dell'hard rock e del metal. A partire da reunion e festival fino al proliferare di numerose bands che hanno creato una nuova scena parallela ai trend musicali che vanno per la maggiore.
Tra questi ecco i Jettblack, giovane band proveniente da Wycombe con un esordio discografico nel 2011 e numerose apparizioni sui palchi dei maggiori festival targati UK.
Con questo Raining Rock arrivano a dare un seguito al loro fortunato debut, regalandoci una sfilza di ottime songs dotate di tiro e melodie a profusione che difficilmente possono lasciare indifferenti.
La title track è un anthem potente sulla scia di Judas Priest e Accept ( tra l' altro vi è anche una versione con special guest proprio Udo Dirchschneider) e va diretta dove deve colpire: nelle palle!
Anche la successiva Less Torque,More Rock affonda i denti nell'hair metal anni Ottanta con chitarre grintose e cori melodici che avrebbero fatto fortuna sui dischi di Warrant e Whitesnake.
Proprio la band del vecchio Coverdale viene presa come fonte d'ispirazione per Prison of Love, un' altra anthemica ballad che negli anni giusti avrebbe sfondato le rotation di radio e TV.
Tra i pezzi migliori Something About This Girl, con un chorus davvero catchy e la veloce System, dove i Nostri non esitano a pestar duro.
L'album si chiude con una ballad, The Sweet and the Brave, con ottime aperture melodiche e con arrangiamenti che la valorizzano ancora di più.
In sostanza i Jettblack non inventano nulla di nuovo, ma dimostrano di aver imparato la lezione e di saper scrivere ottime canzoni, ritagliandosi cosi il loro spazio  nella nuova scena hard rock inglese.
Da seguire!
I hear the drumming of thunder,
The rumble of rain,
A wail on the wind,
And the voice of pain,
So I step outside to find it's raining rock and roll

The air is getting heavy,
The metal has come to touch,
The sky turns a brutal black,
And breathing becomes too much,
So I step outside to find it's raining rock and roll,
So I step outside to find it's raining rock and roll,
Yeah
www.myspace.com/jettblackuk

www.facebook.com/jettblackuk
spotify:album:0TCHEW1rekATyL1U65SK6i


mercoledì 29 maggio 2013

The Seeds of Foolishness Extrema (Fuel Records 2013)

        
                                                                                                                                                                         
Se penso ad una band che ha rappresentato la mia gioventù costellata da concerti e pogate, ecco mi vengono in mente gli Extrema! La band milanese era sempre on the road, pronta a far divertire e spaccare sul palco, ha aperto per i Metallica sotto un diluvio universale nel 1993 al Delle Alpi di Torino e considero il loro album "Tension at the Seams" un capolavoro, che ad oggi, custodisco in vinile e non ha perso un oncia della sua carica.
Poi con gli anni le nostre strade si sono un pò allontanate, anche se dal vivo, quando capita occasione non me li faccio mancare,ma dal punto di vista discografico hanno vissuto alti e bassi ,che, comunque con orgoglio e passione hanno contraddistinto la loro lunga carriera.
E adesso mi trovo tra le mani questo The Seeds of Foolishness, un disco che li rilancia in pieno: un ambizioso concept sulle teorie degli Illuminati e sui complotti massonici che disegnano le trame occulte di questo mondo, ma anche un ottimo album di modern metal, curato alla perfezione con davvero tanta carne al fuoco e che cresce ascolto dopo ascolto.
Quello che salta subito all'orecchio è l'alto livello compositivo e la vasta gamma di riff e assoli che portano a canzoni strutturate ed elaborate, ma anche l'eterogeneità di suoni è davvero ad ampio raggio.
Si va dal classico "Pantera Sound" che spesso si trova tra le canzoni degli Extrema, diventando un pò il loro trademark fino al "Bay Area Thrash" di stampo classico, soprattutto in tracce come l'opener Between the Lines, tellurica e carica di riff, o come Pyre of Fire,da cui è stato girato il primo video.
Se i primi quindici minuti non vi hanno ancora fatto staccare la testa dal collo, ci penserà Ending Prophecies, davvero superba nei suoi continui cambi di atmosfere e passaggi degni dei migliori Meshuggah, mentre Again and Again mi ricorda i Faith No More più aggressivi, soprattutto nel cantato di GL Perotti, una vera sorpresa, che in questo disco supera se stesso per come sfrutta le sue abilità canore: dal growl allo scream fino ad un cantato melodico: Una grande prestazione che si estende a più livelli. Provare per credere, ascoltando Bones, un hard rock psichedelico che ricorda gli Alice in Chains più cupi.
Il finale è affidato a Moment of Truth, una ballad dal sapore southern che chiude alla perfezione questo album.
Ad ogni modo se certi paragoni sono inevitabili, è fuori dubbio che questo sia un disco maturo che si regge in piedi da solo: una rinascita per gli Extrema, che negli ultimi anni avevano avuto qualche appannamento, ma che hanno saputo tirar fuori dal loro cilindro un lavoro ambizioso ed al contempo fresco e carico di energia.
Anno 2013..è ancora tempo per il loro "fottuto massacro collettivo!!!"
P.S.
Il prossimo 25 giugno il "massacro" si compirà prima dei Motorhead a Milano!!
ww.extremateam.com
spotify:album:7767iviQHnBsOsjfODquqa