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mercoledì 6 marzo 2013

Have You Ever Seen the Rain? A post about Credeence Clearwater Revival














Ho sempre pensato ai Creedence Clearwater revival come ad una band imprescindibile, uno di quei gruppi le cui canzoni le conosci da sempre e, soprattutto le conoscono tutti, un pò come i Ramones per il punk o i Deep Purple per l'hard rock. Complici alcune hit (nel loro caso una abbondante mezza dozzina) che hanno strapazzato le classifiche quasi cinquant'anni fa, diventando cosi patrimonio della memoria collettiva del popolo rock e non solo, i CCR sono stati una fulgida meteora che ha brillato per circa un lustro, ma i bagliori che ha lasciato dietro di se si percepiscono ancora a distanza di decenni.
La band, guidata dai fratelli Fogerty, in particolare da John si affaccia verso la seconda metà degli anni Sessanta, in un panorama musicale in fermento per la nuova era psichedelica, dove i mostri sacri, in preda agli eccessi lisergici si lasciano andare a lunghissime suite musicali e la controcultura hippie la fa da padrona.
Ecco, in questo contesto i CCR si riappropriano delle radici musicali dell'America, quella "roots music" che abbraccia il blues del Delta, il folk, il country sudista ed il buon rock and roll del decennio precedente. Praticamente una mosca bianca che offre hit da pochi minuti, senza assoli ma dall'impatto devastante, destinate a diventare dei capolavori immortali.
L a sezione ritmica è il punto di forza: scarna, semplice ma che colpisce diretta al punto, facendo muovere mani e piedi. La voce di Fogerty è un urlo rauco, figlio delle paludi della Louisiana, patria di blues e voodoo, tanto che nel loro primo album viene coverizzata I Put a Spell on You di Screaming Jay Hawkins, vecchio cerimoniere della Musica del Diavolo. Le chitarre strimpellano accordi semplici e lineari come nella migliore tradizione folk-country, basti pensare a Proud Mary, la loro hit di maggior successo, presente nel loro secondo album, un tributo al Grande Fiume, il Mississippi, fonte di ispirazione e di vita, una colonna sonora per qualsiasi aspirante Huckelberry Finn.
Nonostante quelli furono anni di gran fermento politico e sociale, i CCR si distanziarono dagli intellettualismi della scena musicale, preferendo di gran lunga suonare, facendosi conoscere un pò dappertutto: una vera attitudine "Working Class" che costò a loro parecchie critiche, figlie di un epoca dove l'importante era schierarsi. A loro modo però, John Fogerty e soci riuscirono ad esprimere il loro messaggio sociale, soprattutto nel  quarto album "Willy and the Poor Boys", dove per la prima volta si tratta il tema della guerra, come nella hit rock and roll Fortunate Son
Some folks are born made to wave the flag,
Ooh, they're red, white and blue.
And when the band plays "Hail to the chief",
Ooh, they point the cannon at you, Lord,
It ain't me, it ain't me, I ain't no senator's son, son.
It ain't me, it ain't me; I ain't no fortunate one, no,
Yeah!

Some folks are born silver spoon in hand,
Lord, don't they help themselves, oh.
But when the taxman comes to the door,
Lord, the house looks like a rummage sale, yes,
It ain't me, it ain't me, I ain't no millionaire's son, no.
It ain't me, it ain't me; I ain't no fortunate one, no.

Some folks inherit star spangled eyes,
Ooh, they send you down to war, Lord,
And when you ask them, "How much should we give?"
Ooh, they only answer More! more! more! yoh,
It ain't me, it ain't me, I ain't no military son, son.
It ain't me, it ain't me; I ain't no fortunate one, one.
It ain't me, it ain't me, I ain't no fortunate one, no no no,
It ain't me, it ain't me, I ain't no fortunate son, no no no

La denuncia al sistema è palese e diretta e anche i critici più strenui iniziano a capire la portata di successo di una band  come i Creedence.
Il disco successivo Cosmo's Factory è da considerare il capolavoro della band, un album completo e maturo che mostra tutte le sfaccettature che hanno delineato le caratteristiche dei CCR, trainato dal singolo Who'll Stop the Rain, arioso e melodico ma pungente contro la guerra, rimane il più grande successo commerciale di Fogerty e soci. La versione "espansa" di I Heard it Through the Grapevine è monolitica cosi come la ballata soul  Long as I can See the Light, impreziosita da un solo di sax che le conferisce un mood molto notturno e noir. Il rock and roll sfrenato viene citato da Travellin Band, manifesto della vita on the road  di chi ha scelto di fare il musicista, mentre Run to the Jungle è l'ennesima invettiva anti Vietnam.
Purtroppo quando arrivi in alto puoi solo scendere e da questo momento inzia la parabola discendente dei CCR, che fanno altri due dischi fiacchi e poveri di idee (anche se riescono a regalare un altra perla: Have You Ever Seen the Rain) prima di sciogliersi definitivamente dopo un quinquennio di piena attività.
Da qui in poi ognuno dei musicisti coinvolti prenderà strade diverse, anche se solo John Fogerty riuscirà a costruirsi una carriera di tutto rispetto, a conferma del fatto che la mente dietro la band era lui, autore di gran parte dei pezzi e cuore pulsante ei Creedence.
Cosa rimane a questo punto? Una grande, enorme eredità musicale che va aldilà dei singoli brani, ma che getta un ponte tra la tradizione americana ed il rock and roll e si protrae avanti per oltre cinquant'anni, influenzando schiere di musicisti a venire. Basti pensare a quante band hanno coverizzato i pezzi dei Creedence: da Springsteen ai Ramones passando per Dropkick Murphys (tra le nuove leve) fino a Lucio Battisti.
Forse l'appellativo di American Band calza davvero a pennello su di loro, i primi a portare al grande pubblico quell'immaginario fatto di Route 66, Nevada, Elvis Presley, New Orleans e la Louisiana,il Delta del Grande Fiume e le camicie di flanella  in un epoca dove la bandiera a stelle e strisce era un peso da portare tanto quanto la loro presenza a Woodstock, una sfida vinta verso chi li osteggiava per non schierarsi apertamente con la rivoluzione.

Put a candle in the window, but I feel I've got to move.
Though I'm going, going, I'll be coming home soon,
'Long as I can see the light.

Pack my bag and let's get movin', 'cause I'm bound to drift a while.
Well I'm gone, gone, you don't have to worry no,
'Long as I can see the light.

Guess I've got that old trav'lin' bone,
'cause this feelin' won't leave me alone.
But I won't, won't be losin' my way, no, no
'Long as I can see the light.

http://creedence-revisited.com/
http://www.johnfogerty.com/

































lunedì 19 dicembre 2011

It's Alive 2011!!!!!



Beh ormai questo 2011 sta volgendo al termine, ancora poche settimane ed entreremo nell'anno, che sulla carta, dovrebbe essere uno dei più controversi di sempre. Ad ogni modo mi va di riprendere in mano i (quasi)365 giorni che stiamo salutando e ricordare le decine di concerti che ho avuto la fortuna di vedere: live memorabili, live scadenti,emozioni, rotture di cazzo e ricordi per immortalare per sempre l'aspetto musicale di questo 2011.
Partiamo dall'inizio quindi, con il mese di Gennaio, che vede il sottoscritto, partire in una fredda e nebbiosa sera alla volta dell'Amigdala Theatre a Trezzo sull'Adda, vicino Milano per la data dei punk rockers spezzini The Manges. Per chi ascolta punk rock non hanno certo bisogno di presentazioni visto che sono in giro da almeno vent'anni ed il loro ultimo album Bad Juju è uno dei migliori dischi di punk "ramonico" in circolazione.
Il locale è bello pieno ed è presente anche lo zoccolo duro dei fans della band spezzina,la quale,  tempo di far riscaldare la platea con un paio di gruppi spalla, arriva sul palco bella carica regalando un ora di veloce e frenetico punk rock, senza se e senza ma, alternando i classici della loro carriera con gli ultimi estratti da Bad Juju, più una manciata di cover dei Ramones che non fanno mai male. Un ottimo concerto che rende merito ai The Manges inossidabili più che mai!
Febbraio è un mese un pò in sordina, per fortuna ci pensa lo storico Murrafield Pub a Chiasso, Svizzera che ospita gli australiani Go Set, punk band dalle influenze celtiche sullo stile di Street Dogs e Dropkick Murphys. Anche qui un oretta di live set che scorre via veloce veloce come le pinte di Guinness al bancone.La band si sbatte e sciorina via estratti dalla loro discografia, non disdegnando anche momenti acustici da pub irlandese. Sicuramente non hanno i numeri per competere con le altre bands qui sopracitate, ma in quanto a sudore ed intensità non si può proprio dire nulla.
E finalmente arrivò anche Marzo, con uno degli concerti da me più attesi: la reunion dei Kyuss,denominata appunto Kyuss Lives. E' sempre Trezzo sull Adda ad ospitare questo evento, anche se nella sua venue più ampia, il Live Club. L'atmosfera è quella delle grandi occasioni con migliaia di persone presenti ed un sold out annunciato da mesi. Se per le band di spalla ho preferito bermi una birra e scambiare quattro chiacchere con le vecchie facce accorse per l'occasione e ritrovate nel pit, per i Kyuss ho l'adrenalina a mille visto che sono stati uno dei miei gruppi preferiti in quei formidabili anni Novanta.

Della formazione originale manca Josh Homme, sostituito da uno misconosciuto Bruno Fevery che farà il suo compito preciso preciso, ma per il resto la line up originale formata da Garcia-Olivieri-Bjork non lascia prigionieri dando fuoco per due ore agli amplificatori, rendendo l'aria satura di elettricità e potenza. Vengono snocciolati tutti i classici della loro(breve)discografia ed il finale è affidato ad un incendiaria versione di Green Machine che non lascia prigionieri!
Il mese di Aprile regala altri due appuntamenti "impossibile mancare" per chi ama il punk rock: il tour italiano di CJ Ramone e il Loud & Proud Festival che vede all'interno del suo cartellone gli headliner Dropkick Murphys e special guest del calibro di Devil's Brigade e Madball.
L'ex bassista dei Ramones (post DeeDee era) è alla sua prima calata italica da quando i "fratelli" si sono sciolti e l'attesa, per chi come me, vivrebbe a pane e Ramones è a dir poco spasmodica. Cj ha avuto il merito di aver dato una botta di vita all'ultima line up della band, sfiancata da una vita on the road ed ai dissidi interni, per cui è entrato nel cuore dei fans, nonostante abbia preso il posto di uno dei fondatori storici della band.
Per l'occasione, all' Amigdala Theatre di Trezzo, come opener della serata ci sono due delle migliori realtà italiane: i Leeches from Como e gli spezzini Manges. Tutte  e due le bands nella mezzoretta a disposizione si prodigano nello scaldare il pubblico con degli ottimi set, ma quando è il momento di Cj i cori "Hey Ho, let's Go" si sprecano ed è proprio la leggendaria Blitzkrieg Bop a dare inizio alle danze. Nell'ora e mezza di concerto Cj snocciolerà i classici della discografia ramonica per un pubblico fedele ed adorante che non smetterà nemmeno un secondo di lanciarsi sottopalco per rivivere ancora una volta i classici dei Fast Four. Cj è in gran forma ed è ben supportato dallasua band che vede tra gli altri, anche il leggendario Daniel Rey alla chitarra e alla voce sui classici Poison Heart e Pet Cemetery.

Qualche giorno dopo all'Alcatraz di Milano va in scena il sopracitato Loud&Proud Fest: l'affluenza è buona, cosi come la scelta dei gruppi in cartellone, che riesco a vedere solo dai Devil's Brigade in poi. Il side project dei Rancid esalta il numeroso pubblico con il suo psychobilly, anche se mi chiedo sempre quando dovrò aspettare per vedere la band madre ancora in attività, mentre l'act successivo, i newyorkesi Madball sfogano tutta la loro rabbia nell'oretta a disposizione, creando non pochi problemi alla security nelle prime file. Ma il piatto forte della serata sono i bostoniani Dropkick Murphys, band che in Italia ha sempre ottenuto ampi consensi. Ed infatti appena saltano sul palco si scatena il delirio all'interno del locale con l'opener Hang'em High, tratta dal loro ultimo album Going Out in Style. ovviamente la scalettas è improntata sui pezzi del loro più recente lavoro, ma i classici non mancano come Fields of Athenry o Kiss Me I'm Shitfaced che, come tradizione vuole, vede il palco invaso dalle ragazze presenti in sala. Il finale è caotico con una folla di persone sul palco ad eseguire TNT degli AC/DC. I Murphys sono da sempre una certezza!

E con l'arrivo della bella stagione iniziano gli Open Air Festival ed i concerti all'aperto e Giugno mi vede presente al Rock in IdRho alle porte di Milano.Inizio subito con le critiche, cosi mi tolgo qualche sassolino dalla scarpa( o meglio dall'anfibio!): i concerti a Milano ormai sono solo una mera macchina d'affari che non tengono conto delle esigenze di chi paga il biglietto! Orari assurdi, gruppi buttati sul palco in stile catena di montaggio con suoni approssimativi(almeno nei primi pezzi del live), prezzi di cibo e bevande alle stelle per non parlare dei parcheggi: 15 euro a macchina sono una truffa legalizzata!!
Dopo questo sfogo ritorniamo alla musica suonata, con un lotto di bands davvero interessanti: Purtroppo mi perdo il set dei Flogging Molly e Band of Horses, visto che la fila per i controlli era chilometrica ed accurata più  del check in di un aereoporto, ma al mio ingresso in arena,s ul palco ci sono gli Hives, che non ci mettono molto a scaldare il numeroso pubblico con il loro rock and roll diretto ed incendiario.
Breve cambio palco ed ecco Mike Ness ed i suoi Social Distorsion che, a dire il vero, sono stati la delusione della giornata. Chi scrive è un fan della band di Orange County e si aspettava molto da questa unica esibizione italiana, anche perchè il loro ultimo album ha riscosso molti commenti positivi (qui la recensione) ela voglia di rivederli dal vivo era davvero tanta. Purtroppo ho trovato una band sottotono, stanca che si è trascinata a fine concerto un pò snobbata da tutti, aldifuori della cerchia dei fedelissimi fans, ma che non ha mai avuto il merito di coinvolgere la folla come avrebbe fatto qualche anno fa. Unica eccezione la cover di Ring of Fire che ha svegliato i presenti  nel assolato pomeriggio.
Di ben altro spessore Iggy Pop ed i suoi Stooges, che sono saliti sul palco con la convinzione di non fare prigionieri. L'Iguana, a dispetto dei suoi anni, non lesina energie e si lancia a rotta di collo giù dal palco, salta, si contorce e catalizza tutta l'attenzione su di sè; poco importa se chi suona alle sue spalle sono solo dei validi gregari: l'icona del punk rock più selvaggio e ferale è Lui! Da Search and Destroy a I wanna be your Dog, vengono riproposti tutti i classici della band  e a fine show il vincitore morale della kermesse è proprio Iggy Pop! Immortale!

 Gli headliners sono i Foo Fighters e anche per loro l'attesa è tanta, visto che sono diversi anni che mancano dall' Italia, ma soprattutto con un album fresco di stampa, cercano la conferma di non essere più delle seconde linee, ma bensì una delle punte di diamante della scena rock internazionale di quest'ultimo decennio. Operazione riuscita: il concerto di questa sera mi ha fatto riscoprire una grande band, capace di scrivere ottime canzoni, originali e di grande presa, mi ha fatto scoprire musicisti eccezionali capapci di tenere in pugno la folla per quasi due ore, ma soprattutto mi ha fatto apprezzare un personaggio come Dave Grohl che si è scrollato di dosso l'etichetta di "ex batterista" dei Nirvana per diventare un musicista capace di camminare sulle proprie gambe e la sensazione a fine concerto è stata quella di volerli rivedere subito,magari in un contesto lontano dalla "sfacchinata" della maratona "dieciorelivesottoilsole".

Luglio ha come evento clou la trasferta in terra friulana per l'unica data tricolore di Bon Jovi. Per l'occasione lo stadio di Udine vede il tutto esaurito ed i puristi possono storcere il naso finchè vogliono, ma il concerto del rocker americano vale tutto il prezzo del biglietto.Volete un pò di Rock and Roll Circus? Bene, tre ore di concerto (una buona parte sotto l'acqua), un palco eccezionale, effetti pirotecnici ed una lista di canzoni che, volenti o nolenti, ci hanno accompagnato negli ultimi 25 anni di ascolti musicali. In più se aggiungiamo una folla oceanica che crea il giusto feedback, direi che il cerchio si può tranquillamente chiudere.
Meno di una settimana dopo, mi trovo, praticamente sotto casa, la data del tour estivo di Davide Van de Sfroos. Seguo il cantante comasco sin dagli esordi ed ormai presenziare ad una delle sue serate è ormai un dovere morale, ma la curiosità era tanta,a lla luce del successo sanremese di Yanez. In effetti il pubblico è notevole, anche perchè questa sarà l'unica data in territorio comasco. Purtroppo non mi ha lasciato particolarmente soddisfatto: se dal punto di vista musicale Davide ha guadagnato in tecnica e professionalità, pecca un pò nel coinvolgimento, una delle sue principali doti in sede live. Anche qui due ore e mezza di concerto, ma che in parecchi momenti hanno stancato il sottoscritto che, avrebbe voluto qualche stacco più trascinante come ai vecchi tempi! da ricordare una cover di Riders on the Storm dei Doors, rifatta in dialetto lagheèè/misto inglese e dedicata ad Amy Winehouse, scomparsa proprio quella sera.
Se tradizionalmente Agosto, vede il chiuso per ferie quasi ovunque, da un pò di anni a questa parte non lo si può certo dire per concerti o attività live. E proprio Milano, tradizionalmente deserta verso Ferragosto, ha regalato diverse occasioni per gustare musica dal vivo. Si parte il primo di Agosto con gli Strung Out,storica band hardcore punk americana, che torna in Italia per una manciata di date. La tappa al Magnolia è un vero e proprio evento con un buon pubblico presente e di una performance di tutto rispetto. Da citare anche il gruppo spalla, gli Startoday, abruzzesi e autori di un ottima prova on stage. Da seguire!!!!
Al Carroponte di Sesto San Giovanni c'è l'evento clou del mese, con una due giorni, appena dopo Ferragosto davvero incandescente: NOFX e Flogging Molly.
La band di Fat Mike raduna 10000 persone circa  e da vita ad uno spettacolare revival di quelle sonorità che fecero breccia nel cuore di molti a metà anni Novanta, a metà tra sfuriate hardcore e cazzeggio vero e proprio, una via di mezzo tra un concerto punk e del sano cabaret d'oltreoceano. d'altronde i NOFX sono sempre stati cosi, prendere o lasciare.

Meno affluenza, ma un concerto altrettanto memorabile quello degli irlandesi "a stelle e strisce" Flogging Molly: due ore piene dove i Nostri hanno pescato a piene mani dalla loro discografia  ed ahnno dimostrato un energia incredibile, soprattutto grazie al loro leader Dave King, dalla grande voce ed a altrettanto grandi doti dialettiche, che ha preso per mano i presenti e li ha condotti idealmente nei peggiori pub di Dublino. Non dimentichiamo il gruppo spalla, gli Street Dogs, working class punk heroes che hanno dato vita anche loro ad un concerto onesto ed energico a metà tra Clash e Stiff Little Fingers!
Dopo una sbornia di musica come questa, l'autunno non offre grandi eventi a cui partecipare ed infatti riesco solamente a gustarmi dal vivo gli italiani Ministri , a mio avviso una delle migliori band in circolazione ed il piatto forte di metà ottobre: Sick of it All! La band newyorchese approda al Bloom di Mezzago per l'unica data italiana e metterà a ferro e fuoco il locale sotto i colpi violenti del buon vecchio hardcore. Una certezza, una delle poche rimaste ancora in attività, la band dei fratelli Koller si lascia andare ad un riassunto della loro carriera sfoderando il meglio della loro discografia mandando in delirio il pubblico accorso nel piccolo locale brianzolo!

Ed eccoci quindi all'epilogo di questo 2011,che devo dire mi ha decisamente soddisfatto dal punto di vista musicale, anche se ho il rammarico di non aver potuto assistere ad altri eventi (vedi i Black Crowes a Vigevano). Rimango in attesa degli eventi futuri per l'anno che verrà, anche se la ridda di nomi trapelati finora è davvero allettante...Springsteen, Rancid, Pearl Jam....a risentirci!









sabato 18 giugno 2011

Something about Dave Grohl










Oggi tratterò un argomento che esula un pò dai soliti post tradizionali riguardanti recensioni di dischi più o meno belli e più o meno misconosciuti. Oggi proverò a parlare di Dave Grohl, ovvero il mastermind di una tra le band più in vista di questo decennio: i Foo Fighters.
Sono sincero, non mi sono mai interessato più di tanto alla carriera solista di Grohl, ma dopo aver assistito, pochi giorni fa, al concerto della sua band, ho rivalutato il personaggio facendomi riflettere sulla sua produzione discografica in questi ultimi tre lustri e sul ruolo di prim'ordine che incarna nel stardom del rock and roll odierno.
Ma facciamo un lungo salto nel passato, quando Grohl, adolescente si infatua del punk rock, inizia a suonare come tanti ragazzi della sua età e diventa batterista di una band chiamata Scream. Qui inizia il suo viaggio del non ritorno nel magico circo del rock: molla tutto e diventa musicista a tempo pieno, macinando chilometri e spaccando bacchette nei primi tour scalcinati in America ed Europa.
Che sia un predestinato,probabilmente era scritto da qualche parte, perchè chiusasi l'avventura con gli Scream viene reclutato da altri perfetti sconosciuti per  coprire il ruolo vacante di batterista in una  grezzissima band chiamata Nirvana. Kurt Cobain rimane folgorato, dallo stile con cui questo ragazzo pelle ed ossa e capelli lunghi a coprire il volto, suona e lo vuole con se. Da qui in poi la storia diventa leggenda: Nevermind, tour mondiali, headliner nei principali festival, copertine di riviste,Mtv, soldi, fama e successo...il tutto a soli 23 anni. Ma i sogni si sa...prima o poi svaniscono ed un colpo di fucile pone fine ai Nirvana.
Ma nonostante tutto Grohl non si da per vinto, non vuole passare il resto della sua vita ad essere ricordato come il "batterista dei Nirvana", non vuole campare di rendita o di squallide reunion e da alla luce il suo progetto personale, i Foo Fighters, dove ricopre il ruolo di cantante, chitarrista, leader maximo e chi ne ha più ne metta.
Ovviamente i raffronti con il passato cosi pesante si fanno sentire, ma il coraggio e la determinazione di Grohl, oltre ad una viscerale passione per la musica, lo porterà a scrollarsi di dosso qualsiasi etichetta, tanto che ora, e possono testimoniarlo le folle oceaniche che seguono i concerti dei "Foos",si è costruito un personaggio nuovo, lontano anni luce dal "grunge", chiudendo cosi i conti con il passato.
Tanto di cappello per quello che h fatto e sta facendo tutt'ora: sei album all'attivo, una manciata di singoli che, complice un buon appeal  da "heavy rotation" potrebbero essere  tramandati ai posteri per generazioni a venire, un sound maturo e personale, una ricerca continua di innovazione e humour nei videoclip, ma soprattutto un ottima presenza on stage, che rende i Foo Fighters una delle poche band attuali che riesce a catalizzare cosi tante persone ai suoi concerti.
E lo dico da profano, perchè fino a pochi giorni fa non avevo mai assistito ad un loro live show, ma come ho detto sopra, devo ricredermi sulle potenzialità di questa band.
Un altro punto a favore di Grohl è il suo estraniarsi dal "rock and roll circus", il non far parlare di se se non per meriti musicali e non per altro. Probabilmente gli anni passati ad osservare la parabola discendente di un animo tribolato come Cobain lo hanno fortificato a non lasciarsi abbindolare dai "canti di sirena" che popolano il mondo dello spettacolo, concenrandosi sempre di più sull'aspetto musicale, basti pensare alle continue collaborazioni ed ai side project di cui fa parte: dai Queens of the Stone Age come ospite fino  ai Them Crooked Vultures, insieme all'amico Josh Homme ed all'ex Zeppelin John Paul Jones. Il suo amore per le sonorità heavy, retaggio della sua adolescenza,lo ha portato a concretizzare i Probot, ovvero una chiamata a raccolta di vecchi "metal heroes" a suonare pezzi scritti appositamente per loro(da Lemmy fino ai Celtic Frost...) come tributo estremo verso i propri miti del passato.
Ed anche il climax live di Wembley di qualche anno fa con special guest proprio gli ex Zeppelin Page e Jones deve far capire quanto sia importante e rispettato al giorno d'oggi il nome di Dave Grohl, non solo da fans e critica, ma anche da chi ha fatto la storia ed ora risiede di diritto lassù nell'Olimpo.
There goes my hero
watch him as he goes
There goes my hero
he's ordinary

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