E' ormai un dato di fatto che il metal sia un genere che viva di rendita sui fasti ottantiani e tira avanti con le solite reunion dei Dinosauri che hanno sempre riempito i cartelloni dei festival più gloriosi. Ma è bello sapere che ,periodicamente, qualche novità che introduca un pò di freschezza ed innovazione ci sia sempre, tanto da far progredire un genere statico per antonomasia. Uno dei nomi di punta usciti in questi ultimi anni sono sicuramente i Mastodon, band americana che in poco tempo ha conquistato un ruolo primario nello stardom metal dell'ultimo lustro.
La band di Atlanta si è messa in evidenza grazie a capolavori come Leviatham e Blood Mountain, dove pur suonando un ibrido estremo tra sludge, hardcore e stoner, ha sempre pubblicato dischi originali, sfoderando una tecnica notevole e creandosi un immagine legata a visioni apocalittiche e mitologiche.
Ma con il penultimo Crack the Sky si denotava già un passaggio a sonorità più melodiche ed aperte con un parziale abbandono di vocals gutturali a favore di un cantato più pulito. Diciamo quindi che questo è il passo prima di The Hunter, ultimo album dei Mastodon e, probabilmente il primo di un nuovo corso per questa sorprendente band.
La composizione dei brani si snellisce e viene liberata dai numerosi passaggi strumentali e dai cambi di tempo come in passato: ora le canzoni sono strutturate in maniere più semplice e diretta, come nel caso della doppietta iniziale Black Tongue-Curl of the Burl, un mix tra Sabbath, Metallica e Queens of the Stone Age.
I due chitarristi macinano riff rocciosi e mai banali, mentre il drumming di Brann Dailor è sempre il marchio di garanzia Mastodon:veloce,tellurico ma estremamente versatile.
Anche l'utilizzo di soluzioni a più voci si rivela un ottima scelta, soprattutto in pezzi più "psichedelici" come Blasteroid o Stargasm. Le progressioni strumentali non sono state abbandonate, seppur il minutaggio delle canzoni si sia notevolmente abbassato, ma ora i Mastodon vogliono arrivare diretti al sodo, vogliono che i pezzi di The Hunter siano più assimilabili senza però cadere in facili tentazioni commerciali.
C'è spazio anche per momenti di estrema calma, come nella meravigliosa e cosmica titletrack, anche qui un ibrido tra i Pink Floyd ed il southern rock dei Lynyrd Skynyrd: se mai si dovesse mettere un etichetta ai Mastodon versione 2011 si potrebbe classificarli sotto il nome "Psychedelic Southern Rock" tanto questa fusione di stili suoni cosi bene.
L'unica concessione ai suoni abrasivi del passato la si trova in Spectrelight,dove anche il cantato è un urlo gutturale figlio degli echi sludge di quando i Mastodon dividevano i tour con gli High on Fire.
Ad ogni modo questo è un disco che divide: i fans oltranzisti arricciano il naso,mentre un pubblico sempre più vasto rimane affascinato dalle sonorità di The Hunter. Se si rivelerà capolavoro solo il tempo potrà dirlo, ma mentre io continuo ad ascoltarlo a ripetizione, si fa sempre più strada il pensiero verso un altra band che trent'anni fa iniziò come fulgida promessa dell'underground, rompendo tutti gli schemi, per poi pubblicare un disco con una copertina tutta nera e conquistare il mondo....ai posteri l'ardua sentenza!
www.mastodonrocks.com
www.myspace.com/mastodon
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