mercoledì 4 settembre 2013

Mat e Famat I Luf ( Self 2013)












A volte certi incontri sono dettati dalla pura casualità, il trovarsi al posto giusto ed al momento giusto, il riuscire a cogliere l'attimo ed avere la fortuna di assistere ad un concerto memorabile.
Così è stato per me con i Luf, lo scoprirli per puro caso ad un festival musicale un pomeriggio estivo in riva al lago e da lì iniziare a scoprire i loro dischi ed a seguire le loro date su e giù per il nord Italia.
Dopo lo spettacolare Flel, ultimo album in studio targato 2010 ed un successivo tributo a Guccini, i "lupi" sono scesi ancora dalla loro Val Camonica, sempre più affamati di musica e pronti a mostrare i denti ( in senso buono) anche se con qualche pelo ingrigito.
Il risultato? uno dei migliori album folk che siano stati prodotti negli ultimi tempi, con davvero tanta carne al fuoco, nuove storie da raccontare e quella voglia di far ballare la propria gente anche in tempi dove c'è poco da star allegri.
Ritengo Dario Canossi, voce e leader della band uno dei migliori cantastorie in circolazione, capace di far divertire, ma anche di far pensare con il suo modo diretto di interpretare le proprie canzoni sempre intrise di impegno sociale e voglia di riscoprire le proprie semplici ed umili radici.
Basti pensare al titolo stesso di questo album, Mat e Famat ovvero "matto e affamato" per chi non mastica il camuno, che tanto ricorda quello "stay hungry, stay foolish" di Steve Jobs che va a costruire un ponte ideale tra le valli bresciane e gli Stati Uniti d'America, legame rafforzato ancora di più dalla finale Le Al de Legn che non è altro che American Land di un altro nome noto a stelle e strisce, Bruce Springsteen.
In mezzo tanta Irlanda, tanto country e tanto impegno sociale come in Ballata per Vik, dedicata a Vittorio Arrigoni, volontario di Emergency ucciso lo scorso anno in Palestina.
La canzone è scritta a quattro mani insieme alla mamma di Vittorio ed è tanto bella quanto amara.
hanno fuso piombo e sangue nella sabbia hanno spento le fontane
queste guerre fatte in nome della pace sono luride puttane
cristo a piedi nudi cammina in Palestina
ma una stella con sei punte gli ha spento la mattina
Questa è solo una delle numerose collaborazioni che contraddistinguono i dischi dei Luf e, se in passato avevano partecipato al banchetto amici come Davide Van De Sfroos o i fratelli Severini (Gang), questa volta troviamo i ticinesi Vad Vuc (la fanfara di Quando la Notte Piange) o il folk rocker Daniele Ronda che fa da special guest nell'indiavolata Trebisonda.
Il dialetto camuno è sempre ben presente, come nella titletrack o nell'iniziale Oroloi, surreale descrizione di un orologio a tre lancette per non gettare ulteriormente il nostro tempo al vento e poter carpire la felicità.
Anche Barbos Barbel Barbù è caratterizzata dal dialetto e si ispira ad una storia vera, una storia di diserzione dalla guerra, altro argomento che Canossi tratta spesso nei suoi brani, ispirandosi alla memoria storica per raccontare gli orrori dei conflitti, in particolare La Seconda Guerra Mondiale, ripresa anche in brani come Lungo la Linea del Don e Giuda della Neve.
piangon le scarpe dei vecchi lungo la linea del Don
son partiti vecchi ora son bambini lungo la linea del Don
negli occhi il sangue che scorre amaro lungo la linea del Don
nel cuore gli occhi del loro amore lungo la linea del Don
A conti fatti quello che ho sempre apprezzato nei Luf è la loro semplicità nel raccontare grandi storie,nel dar speranza alla gente riempiendo le piazze e i palazzetti per farla divertire,pensare e sognare.
E questo è un pò il pensiero che emerge in Camionisti, la loro autocelebrazione, dove si definiscono appunto condottieri di un carrozzone folk che vuole distribuire canzoni e sogni.
sotto gli occhi stanchi
risate da ribelli
passati tempi buoni
arrivan quelli belli
questo è il mio mestiere
scrivere canzoni
e abbottonarle strette
ai vostri sogni
Per quel che mi riguarda questo è il miglior album dei Luf, suoni perfetti e songwriting elevato che raggiunge il perfetto connubio tra impegno e goliardia, ma soprattutto è un album che sgomita per uscire dai confini territoriali e del folk in generale. Che sia arrivato anche il loro momento per fare il grande salto...
P.S
Non scaricate questo o gli altri dischi dei Luf!! Andate ai loro concerti e recuperate gli originali, splendidi digipack curati in ogni dettaglio che faranno la gioia di chi ha sempre avuto la nostalgia del vinile.
Son piccole gioie anche queste!
www.iluf.net
www.facebook.com/BrancoDeiLuf
spotify:album:1QrLR6FPno10I7CeyHCurJ

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