mercoledì 2 gennaio 2013

Rage Against the Machine (Sony Records 1992)












Uno dei debutti più folgoranti della storia del rock, un disco che catapultò una band misconosciuta in vetta alle classifiche di mezzo mondo, trasformandola in portabandiera della rivolta politica e culturale che avvenne anni dopo.
Ma andiamo con ordine: siamo agli inizi degli Anni Novanta ed il fenomeno grunge sta per esplodere in tutto il mondo. Di conseguenza anche l'alternative rock viene estratto dai sottoboschi musicali per essere manipolato da MTV e venire dato in pasto alla cosiddetta "X  Generation".
Il mondo politico non vede gravi scossoni, si sta ancora riprendendo dalla definitiva caduta del comunismo pochi anni prima e dalla prima Guerra del Golfo di Bush senior. L'episodio che però scatena le folle e fa il giro del globo è il pestaggio da parte di alcuni poliziotti, a Los Angeles, di un ragazzo di colore, tale Rodney King, che viene massacrato, umiliato ed ucciso senza giustificata causa. Le immagini fanno il giro degli States e ben presto si scatena una rivolta che metterà a ferro e fuoco le maggiori metropoli americane con omicidi, furti, saccheggi ed inevitabili arresti.
Sembra strano ma tutta questa esplosione di rabbia viene rinchiusa nei pochi minuti di una canzone dal titolo Killing in the Name of ed il gruppo che la interpreta è sconosciuto ai più ed ha un nome curioso quanto diretto: Rage Against the Machine.
Il video in questione fa il giro delle emittenti televisive e , nonostante la censura per il linguaggio esplicito ( si conteranno almeno una ventina di "fuck") va in heavy rotation e per questa nuova realtà underground si apre la strada per il successo.
La band  è formata da un cantante di origini ispaniche, Zack de La Rocha, autore di quasi tutti i testi, veri trattati di rivolta e lotta politica, il chitarrista Tom Morello, poliedrico e sperimentatore di sonorità nuove, una sezione ritmica di fuoco con al basso Timmy G. e Brad Wilk dietro le pelli.
Detto questo si può partire ad analizzare questo folgorante debut che vede un "crossover" di stili che va dai Led Zeppelin all'hardcore militante di Minor Threat e Fugazi per passare alla dialettica hip hop di Public Enemy e Run DMC.
L'opener Bombtrack è una killer song ( tra l'altro il giro iniziale di basso, qui come in altre canzoni mi ricorda vagamente le colonne sonore di alcuni "poliziotteschi" italiani degli Anni Settanta), cosi come Bullet in the Head, schierata denuncia riguardante il possesso delle armi in America e, della facilità con cui si continua ad usarle.
I give a shout out to the living dead
Who stood and watched as the feds cold centralized
So serene on the screen
You were mesmerised
Cellular phones soundin' a death tone
Corporations cold
Turn ya to stone before ya realise
They load the clip in omnicolour
Said they pack the 9, they fire it at prime time
Sleeping gas, every home was like Alcatraz
And mutha fuckas lost their minds

L'oscura Settle for Nothing è un'amara riflessione sulle condizione carcerarie amerciane, mentre Take the Power Back è il manifesto del pensiero della band, una presa di coscienza politica e sociale che vuole riportare il potere alle masse e gettare luce sulle minoranze, troppe, che si accalcano nei ghetti delle metropoli.
So called facts are fraud
They want us to allege and pledge
And bow down to their God
Lost the culture, the culture lost
Spun our minds and through time
Ignorance has taken over
Yo, we gotta take the power back!
Bam! Here's the plan
Motherfuck Uncle Sam
Step back, I know who I am
Raise up your ear, I'll drop the style and clear
It's the beats and the lyrics they fear
The rage is relentless
We need a movement with a quickness
You are the witness of change
And to counteract
We gotta take the power back

Yeah, we gotta take the power back
Come on, come on!
We gotta take the power back

 Il tiro che ha ogni singolo pezzo è formidabile: tecnica innovativa, soprattutto da parte di Morello che usa la sua chitarra in maniera straordinaria, riuscendo a tirar fuori incredibili. All'epoca venne paragonato ad Hendrix per la capacità di utilizzare suoni mai sentiti prima ed essere precursore nel suo genere, proprio come lo fu il chitarrista di  Seattle.
Anche la sezione ritmica non è da meno: il basso di Timmy C. non fa solo da cuscino tra batteria e chitarre, ma crea vere e proprie melodie che spesso fungono da intro per dare più enfasi alle canzoni. Brad Wilk invece è batterista dinamico e con un formidabile senso del ritmo, capace di coniugare perfettamente più stili, dall'hard rock classico fino a quelli più sincopati del funky o dell'hip pop.
Ed infine  Zack de la Rocha, Moderno "Che Guevara" che sputa veleno nel suo microfono e si scaglia apertamente contro il sistema a difesa di un ideale barricadero che negli anni a venire gli porterà svariate denunce ed arresti.
Dopo il successo di questo debutto i RATM proseguirono al loro carriera con altri tre dischi, senza ottenere quel responso di massa che ebbero con Killing in the name of, anche se portarono avanti le loro battaglie con tutti i mezzi a disposizione.
Aldilà del pensiero politico( che per chi lo seguì è stato un punto di svolta non indifferente), quello che rimane è un grande album, una colonna portante degli Anni Novanta, l'ennesimo tassello, fondamentale per capire il crossover che poi scaturì nel decennio successivo.
WWW.RATM.COM
www.myspace.com/ratm
https://www.facebook.com/RATM?rf=104073202962718
spotify:album:4Io5vWtmV1rFj4yirKb4y4



3 commenti:

  1. Un'altra gran bella recensione di un disco a dir poco epocale. E chi scrive detesta gran parte del grunge e dell'alt rock in voga nei'90, ma i RATM erano una band dotata di un talento compositivo al di sopra della media, padroni assoluti di una finissima tecnica esecutiva (il groove pazzesco che trasuda da ogni secondo di ogni brano è figlio dei migliori Seventies). Una sola cosa non mi ha mai convinto: è facile fare propaganda contro il cattivo di turno sotto le armi di una potente multinazionale discografica (leggasi Major)... ma potrei anche pensare che Morello & C. hanno sfruttato il potere della Epic per divulgare il proprio messaggio alle masse...

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  2. beh è stata una delle prime critiche mosse alla band..facile fare i "comunisti" con il conto in banca da miliardari. Su questa questione sto anche io nel mezzo..diciamo che se non avessero firmato per una major non avrebbero mai raggiunto la massa e cosi il loro messaggio. C'è da dire che nonostante il successo hanno sempre messo la faccia in questioni politiche (ed extramusicali, pagando di tasca loro denunce ed arresti.

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  3. ... non lo sapevo e questo gli fa decisamente onore. Grazie per il tuo approfondimento.

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