Parlare di un personaggio pe(n)sante come Ferretti è sempre rischioso, vista la sua importanza nel panorama musicale italiano e viste le sue prese di posizioni che hanno da sempre dato addito a polemiche, nel bene o nel male.
Da anni ha abbandonato la vita on the road, complice la malattia e quella voglia di estraniarsi da un mondo sempre più frenetico e superficiale, salvo qualche manciata di date ben mirate, dove rilegge i classici della sua carriera, che siano dei CCCP oppure dei CSI.
Il cd che questo mese allega il mensile XL è una raccolta di alcuni momenti della tournè dello scorso anno che lo ha visto girare l' Italia insieme ai suoi vecchi amici Ustmamò Ezio Bonicelli e Luca A. Rossi e ci consegna un Ferretti davvero in gran forma, ma profondamente cambiato nel suo approccio live.
Le versioni sono volutamente scarne ed essenziali, accompagnate da chitarre minimali o dal violino di Bonicelli, lontane dalle scariche di watt a cui eravamo abituati quando il palco era condiviso con i compagni ( è il caso di dirlo) di una vita Zamboni-Canali. Ora il cantato di Ferretti è più profondo e meditativo, quasi ascetico, un lungo salmo che la dice lunga sul suo cambiamento interiore a cui ha fatto fronte in questi ultimi anni: alla frenesia ed all'urgenza del punk rock filosovietico da lui creato ora da spazio all'introspezione più pura, alla profondità della sua voce in un viaggio che lui stesso definisce musicaterapia.
Anche alcuni versi delle sue liriche sono volutamente cambiate e qui, i fans più puri, si divertiranno a scoprire cosa è rimasto e cosa invece è stato stravolto.
Si parte con Depressione Caspica, quasi un mantra tanto è lenta e profonda per passare alla versione "tango" di Amandoti fino ad Annarella, forse uno dei pezzi più amati dal pubblico. Il periodo CSI vede anche una versione semielettrica di Unita di Produzione, che spogliata dagli orpelli rumoristici a cui eravamo abituati a sentirla non perde il suo fascino.
Il finale affidato a M'importa una Sega è però quel cordone ombelicale che lo lega al suo irriverente passato da punkettone, perchè certe cose le si porta dentro ed a noi piace pensare di continuare a vedere Ferretti piantato sul palco che provoca il pubblico come faceva venticinque anni fa...Mi importa una sega, una sega assai/ma fatta bene che non si sa mai...
C'è chi punk lo fa per moda e c'è chi si porta dentro certe esperienze e non le lascerà mai. Grazie Giovanni per tutto!
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