Avevamo lasciato i Dropkick Murphys con la loro ultima fatica, quel Going Out in Style che ha permesso loro di raggiungere il Top 10 della classifica di dischi più venduti negli States e di dividere il palco con Bruce Springsteen, nella sua data a Boston,città natale della band. Certamente lo sforzo compositivo per concepire quel disco è stato enorme ma, a distanza di due anni, ecco la loro ultima fatica intitolata Signed and Sealed in Blood, anticipato dal singolo Rose Tattoo, che mi ha fatto ben sperare, vista la qualità del brano.
Sonorità vicine al folk scanzonato ed alcolico dei Pogues, un ritornello accattivante e ripetuto all'infinito come un mantra e una dedica/ringraziamento a tutti i fan più fedeli, quelli disposti a tatuarsi il logo della band, proprio come vecchi pirati che scrivono la propria vita sulla pelle.
This one means the most to me
Stays here for eternity
A ship that always stays the course
An anchor for my every choice
A rose that shines down from above
I signed and sealed these words in blood
I heard them once, sung in a song
It played again and we sang along
You’ll always be there with me
Even if you’re gone
You’ll always have my love
Our memory will live on
Sicuramente questo brano diverrà un cavallo di battaglia della band, come l'iniziale The Boys are Back, agguerrita street punk song infarcita da cori da stadio, ideale per cominciare la battaglia sotto il palco.
Ma il resto dell'album? purtroppo mi duole dirlo, ma suona scontato e fiacco, una serie di brani filler che non hanno la caratura del passato. Sia chiaro che non è una stroncatura, perchè la carica della band è sempre presente, ma per fare un esempio diretto, The Prisoner's Song ricalca il solco di I'm Shipping Up to Boston, bella e danzereccia ma già sentita.
Burn e The Battles Rages On sono tra i pezzi più tirati e scivolano via come la prima pinta di Guinness della sera, mentre la parte più folk è per Jimmy Collins Wake, dedicata ad una stella del baseball statunitense, autentica passione per i Murphys ( che per chi non lo sapese sono tifosi dei Red Sox).
I momenti lenti sono per la "Christmas song" The Season Upon Us che celebra il rito delle festività in Irish Style (spassoso il video http://www.youtube.com/watch?v=qTx-sdR6Yzk&noredirect=1) e per la finale End of the Night che, anche qui fa l'eco alla leggendaria Kiss me I'm Shit Faced senza però riuscire ad eguagliarla.
Solitamente in questo spazio scrivo dei dischi che mi piacciono e che mi emozionano, ma come mi è capitato per l'ultimo dei Gaslight Anthem, mi trovo a parlare di lavori buoni ma che non lasceranno il segno, capitoli singoli a parte.
Per quel che riguarda i DKM ci hanno abituato a lavori eccezionali, alternati a dischi più interlocutori e quindi, alla luce dei fatti, aspetterò con fervore la loro prossima pubblicazione!
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spotify:album:1FTaZvL4F3DcYsvAmNbysn
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