giovedì 16 agosto 2012

Live in Dublin Bruce Springsteen with the Sessions Band(Columbia records 2007)












Parlare di Bruce Springsteen è sempre ardua impresa: si di lui si è scritto di tutto e di più, ci sono schiere di fans incalliti che hanno sondato tutto lo scibile dell'universo springsteeniano analizzando ogni singola nota e sfumatura di ogni sua canzone, ma soprattutto parlare di un suo live album può sembrare controproducente visto che, difficilmente la registrazione di un suo concerto può raggiungere l'emozione di stare sotto il palco durante un suo show.
Inoltre, e qui metto subito le mani avanti, non sono un fan incallito, ma seguo le vicissitudini musicali del Boss solo da pochi anni, anche io folgorato sulla via di Damasco dopo averlo visto dal vivo a Torino nel 2009.
Ma tra i pezzi della sua discografia, che ho piano piano recuperato, ha un posto particolare questo Live in Dublin, testimonianza dal vivo di una serie di date che il Boss fece nella capitale irlandese, culmine di un tour che lo vide accantonare la fidata E Street Band, per circondarsi da musicisti nuovi e prtare sul palco un repertorio totalmente diverso dal suo solito, ovvero vecchi pezzi tradizionali e del songbook americano, insieme ad alcune sue composizioni tutte rivisitate in chiave folk, americana e soul.
Personalmente mi ha stupito sentire Springsteen sotto quest'ottica ma l'ho apprezzato subito per il feeling e l'energia che è riuscito a ricreare in quelle serate: versioni magistralmente stravolte e riarrangiate da musicisti fenomenali con al centro il Boss come gran cerimoniere alla perenne ricerca delle radici della tradizone americana ( che a sua volta affonda le sue origini in Irlanda, terra di emigranti, che ha dato molto alla crescita culturale degli States: Springsteen stesso ha origini irlandesi e qui il cerchio si chiude).
Si parte con Atlantic City e via via ci si addentra in una scaletta ricca di riferimenti e citazioni come il country di Jesse James o il soul di Oh Mary Don't You Weep, una versione dilatata di When the saints Go Marching in fino al tributo personale di Springsteen alla sua terra con American Land.
Questo doppio album alle mie orecchie suona come qualcosa di magico che riesce ad arrivare fino ai recessi più profondi dell'animo e sinceramente è la dimensione che più apprezzo dello Springsteen ultimo periodo, cosi lontano dai rock anthem da arene stracolme, ma desideroso e convinto di riportare la musica ad una dimensione più intima,diretta calda ed emozionale che abbraccia a 360° un immaginario musicale che parte dai Pogues e va ai Blues Brothers passando da Hank Williams e Woody Guthrie!
P.S.
Insieme ai due CD, nel packaging trovate allegato anche il DVD delle serate:un ottimo modo per godersi appieno questo live!!!
Badlands. Webzine italiana dedicata al Boss


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