martedì 20 agosto 2013

Scorpion Child Scorpion Child (Nuclear Blast 2013)












Avete presente i mobili dell'Ikea? moderni, giovani, al passo coi tempi,coordinati con accessori fatti e pensati per le nuove generazioni usa e getta.
Avete presente invece quei tavoloni in legno massiccio che fanno arredo da decenni in oscure taverne, testimonianza di generazioni di gomiti appoggiati col proprio boccale di birra, formati da una trave talmente grossa che potreste salire a ballarci sopra con i vostri anfibi.
Ecco, gli Scorpion Child, da Austin, Texas, sono proprio come quei tavoloni: vecchi, anzi retrò, probabilmente fuori moda, ma le loro radici sono solide ed inattaccabili, proprio come il genere che propongono: un hard rock venato di psichedelia, indissolubilmente legato agli Anni Settanta.
L'ispirazione deriva principalmente dai Led Zeppelin, tanto che il cantante, Aryn Jonathan Black, sembra un Robert Plant meno sensuale, ma senza nulla togliere per cantare un pezzo come l'opener Kings Highway servono i muscoli non i gemiti.
Per i passaggi più delicati c'è tempo per la meravigliosa Antioch, una ballada a metà tra Thank You e i Blind Melon di Shannon Hoon, dove i nostri texani fanno un intenso lavoro di fino cesellando chitarre in uno degli highlights di questo album.
Polygon of Eyes è il pezzo da tramandare ai posteri con il suo chorus epico che ricorda i Rainbow di R.J. Dio e che tormenterà la vostra mente tanto è diretto, ma soprattutto è uno degli episodi più duri di tutto l'album, insieme a Salvation Slave con dei riferimenti ai primi vagiti della NWOBHM.
Il finale affidato a Red Blood è l'ennesimo climax con i suoi  cambi di tempo, da prima soffusi, guidati da chitarre stemperate, per poi lasciarsi andare a fughe strumentali degne dei migliori Deep Purple.
A conti fatti gli Scorpion Child non inventano nulla di nuovo, ma l'ascolto di questo disco fa stare bene e invoglia a continuare a mettere il piatto sullo stereo, tanto le canzoni sono coinvolgenti e dotate di un anima propria.
A voi la scelta se seguire le sterili mode del momento o dare una chance a chi continua a pescare a piene mani dalla storia regalando sempre grandi emozioni.
Io la mia scelta l'ho fatta e continuo a ballare sui quei vecchi tavolacci di legno con i miei anfibi impoverati.
I will take
I will take what I desire
As a gift you should hold
Sound is a language of love
It's an instrument of god
www.scorpionchild.com
www.facebook.com/scorpionchild
spotify:album:56sc0owUITVnnOZu16GIYC

domenica 11 agosto 2013

About Time Pennywise (Epitaph Records 1996)












Nel revival hardcore/punk Anni Novanta, ho sempre considerato i Pennywise come uno dei gruppi di punta per tiro ed originalità, oltre che per la capacità di scrivere grandissimi pezzi e altrettanti album.
Devoti al culto dei Bad Religion, la band di Hermosa Beach arriva con About Time al terzo album che, sicuramente è da considerarsi il loro migliore, oltre che una pietra miliare del genere.
Il deflagrante timer che fa da copertina è il miglior biglietto da visita per questo disco che diventa subito un classico dei generi, lontano dai cazzeggi dei Nofx o dai multiplatini di Green Day ed Offspring.
L'arma in più dei Pennywise è proprio quella loro coerenza, sia a livello musicale, sia attitudinale( all'epoca rifiutarono contratti con major per rimanere fedeli alla Epitaph, loro attuale label) che li ha sempre visti andare avanti per la loro strada, nonostante svariati incidenti di percorso e stravolgimenti di line up.
Ad ogni modo About Time è a dir poco perfetto, tutte le dodici tracce che compongono l'album sono  coinvolgenti e filano via che è un piacere, grazie anche alla band stessa che compie davvero un notevole salto di qualità, lasciandosi alle spalle il fastidioso marchio di epigoni della "Cattiva Religione", confezionando un disco di veloce, melodico e tecnico hardcore californiano.
L'opener Peaceful Day è un ottimo biglietto da visita, ma è  difficile trovare un calo di qualità nelle tracce qui presenti, dalla scanzonata Same Old Story ( da cui venne realizzato un video a base di skaters come vuole la miglior tradizione californiana) alle più tecniche Perfect People, Waste of Time o Every Single Day.
A livello di testi abbiamo un notevole passo avanti, con liriche più ricercate ( il paroliere Greg Graffin-sempre la Cattiva Religione- è l'esempio) e dirette a scavare all'interno delle personalità per contrastare il disagio generazionale che contraddistingue l'irrequieta scena hardcore.
Can't run can't hideNo one here gets out aliveIt don't get better that's the best you're gonna getThe deal is in now place your betsCan't eat can't sleepKnowing that nothing's gonna satisfy meAnother blip on a television screenAmong an ocean of starsTonight I will rage against the forces of fateYou best get outta my wayI'm not gonna fade away slowlyInside my mind is a clock tick-tocking timeNot gonna stop until my last days doneYou wanna try me well come get someTempt fate can't waitI gotta get out there's no time to hesitateNot gonna waste it with the cynical foolsCan't bring me downAnd if you wanna try this dispositionSacrifice all you knewSanitize your religionTake your life and renew and do what you wanna do
( da Searching)
A conti fatti il terzo full lenght della band è da considerarsi il climax assoluto della loro produzione, che comunque è continuata tra mille sfighe nelle successive decadi, regalando comunque ottima musica.
Al momento la band è ancora on the road e festeggia il venticinquesimo anno di attività proprio quest'anno con un esteso tour che toccherà l'Italia il prossimo 15 Agosto a Brescia.
Io sono convinto che faranno ancora pogare e saltare i loro fans
!www.pennywisdom.com (Sito Ufficiale)
www.facebook.com/pennywise
spotify:album:4HhyA4Lme7jHYRNth7ATB1