sabato 29 dicembre 2012

Mrs Love Revolution MojoFilter (Club de Musique Records 2011)












Ecco una piccola, ma estremamente interessante realtà che si affaccia nel panorama underground italiano: MojoFilter.
La band bergamasca è attiva da diversi anni, macinando concerti su concerti su e giù per la penisola e dopo un Ep autoprodotto ( The Spell), ha licenziato il suo primo full lenght dal titolo Mrs Love Revolution.
A partire dalla meravigliosa cover, l'album in questione è davvero bello e magistralmente prodotto ed all'interno di ogni pezzo, le sonorità sono ben bilanciate per far si che si possano carpire tutte le sfumature del caso.
Ma veniamo al sodo: i Mojofilter suonano, pensano, vivono l'atmosfera degli Anni Settanta a 360 gradi.
Ascoltare questo album è come finire in una macchina del tempo con il timer puntato al 1972 e ritrovarsi catapultati tra free festival, viaggi lisergici, l'incubo del Vietnam dietro l'angolo e Jimi Hendrix che bruciava la sua Fender qualche anno prima sul palco di Woodstock.
Proprio al istrionico chitarrista di colore si rifà l'opener Just Like a Soldier, cosi come nel susseguirsi di ascolti troviamo riferimenti ai Creedence (The River) al primo hard rock di Free ed Alice Cooper ( Lick me Up), agli Stones ( Liar e Ragged Companion) fino alllo sgangherato country americano di Las Vegas.
Ma non pensate che i pezzi presenti in questo disco siano meri esercizi di stile: le composizioni sono accattivanti e brillano di luce propria, tanto che l'impronta MojoFilter è fermamente impressa come un marchio di fabbrica.
Ma perchè quindi comprare un album come questo? Perchè fa stare dannatamente bene! Lo si mette in macchina e non lo si vorrebbe mai più togliere dallo stereo; perchè si muove in territori sicuri, lontani da mode e trend, ma è animato da pura passione e straordinaria tecnica.
Il mio consiglio è di cercare di vedere la band dal vivo, vere e proprie macchine da palco e poi, avvicinarsi al loro banchetto del merchandising e acquistare senza indugi questo cd!
P.S.
Un appello ai MojoFilter...ma un edizione in vinile? Con un artwork cosi è un suicidio non concepire l'edizione per i nostalgici del caro e vecchio disco!
www.mojofilter.it
https://www.facebook.com/mojofilter.rock?fref=ts










sabato 22 dicembre 2012

Drugs, God and the New Republic Warrior Soul (Geffen Records1991)












Che cos'è una cult band? Si definisce tale una band che durante la propria carriera ha proposto musica innovativa ed originale, raccogliendo ottime recensioni dagli addetti ai lavori e creandosi una buona reputazione grazie al continuo passaparola dei fans, ma che , nonostante tutto rimane sempre relegata ai margini del business discografico, per raccogliere poi, a distanza di anni, i meritati frutti del lavoro svolto.
Si può definire tale la band capitanata da Kory Clarke, istrionico leader di una delle migliori realtà degli Anni Novanta? A mio avviso si, dato che all'epoca i Warrior Soul licenziarono un buon filotto di album che fecero splendere la loro meteora per almeno un lustro.
Drugs, God and the New Republic è il  secondo lavoro, che permise loro di fare un notevole salto di qualità grazie ad un sound potente e melodico, a metà tra lo street metal ed il punk americano, con i testi di Kory sempre molto attenti al contesto sociali e carichi di rabbia al vetriolo.
Sin dall' intro strumentale si nota subito l'originalità di una band davvero fuori dagli schemi, un suono carico di chitarre ma allo stesso tempo ipnotico ed ammaliante che deflagra nella cover dei Joy Division, Interzone.
Anche qui una mosca bianca nel panorama musicale dell'epoca, dato che la band di Ian Curtis non era ancora cosi idolatrata come in questo ultimo decennio, ma la versione di Kory Clarke e soci la rende aggressiva ed anarchica, un vero e proprio anthem a metà tra il punk ed il metal.
La title track affonda i denti in sonorità che si sarebbero affermate qualche anno dopo a qualche centinaio di chilometri da New York. Sto parlando di Seattle e del movimento grunge, visto che sia il cantatato che la musica dei Warrior Soul è fortemente accostabile ai lavori degli Alice in Chains prima maniera, anche se in un formato più aggressivo. La critica coniò un termine per etichettare la loro musica, definendola "acid punk", ma i punti di contatto con la Seattle scene sono davvero tanti, basti ascoltare la successiva Jump for Joy per capire quanto fossero avanti i Warrior Soul.
Il lato più metal viene fuori nel singolo The Wasteland, sostenuto da un ottimo riff di John Ricco, un ottimo ed originale chitarrista, a mio avviso molto sottovalutato all'epoca, che pagò il dazio di trovarsi al crocevia tra il declino dei guitar heroes anni Ottanta e la nuova voglia di ribellione punk rock dei Novanta.
Proprio Wasteland contiene liriche manifesto del Warrior Soul-pensiero ovvero un incendiario atto di anarchica rivolta su di uno scenario di degrado urbano.
I can't live unless I'm free you've gotta run to stay with me
I move from town to town I'm livin' on the underground
hey baby come with me I meet a lot of good company
to beat the system move around it's the only way to freedom today
find the freedom today if I make bail tell you where I go
gonna cross the border into mexico tequila's cheap as sunshine
wind up bangin' everything in sight I'm free and that's a fact
once I leave I ain't never comin' back
I'm in the wasteland

Il disco prosegue con altre due gemme come Children of The Winter, un intenso ed emozionante pezzo metal che vede Ricco sugli scudi e Kory Clarke intonare un liberatorio inno di speranza e di lotta, forse uno ei migliori testi di questo album
this fight's for you and me in the land of the free
the rock minority against hypocrisy
they crucify our words but they don't understand
we wan't a better world and a share of our land
they point at us but we're their children
we fight because they thaught us to be free
the land where our fathers died the land of the pilgrims pride
forced us to decide if we stand or if we hide
belive in me we'll fight forever
until we're free
we'll fight together oh , ya come on down
children of the winter walk into the springtime
the fathers fought a revolution a fight for what we belive in
our rights sown there's no confusion
I don't need to be forgiven to be forgiven
the land where our fathers died the land of the pilgrims pride
my hatred I can't hide I'll kill before they take my rights
come walk with me we'll go to heaven
the world will be our dream toghter
come take my hand rejoice forever
the promised land if we remember
children of the winter
walk into the springtime 

e la successiva Hero, una power ballad che riporta i Warrior Soul nei territori hard rock più classici, ma che regala una delle più belle songs del loro repertorio e, soprattutto degli Anni Novanta.
Con questo album inizia il grande salto della band che la vedrà  realizzare altri due dischi per poi sciogliersi e rinascere sotto altri monicker. Questo è un ottimo punto di inizio per scoprire tutta la discografia di questo gruppo e conoscere il mondo musicale di Kory Clarke, sicuramente un personaggio di culto che, a suo modo, ha lasciato il segno nel panorama rock/metal dei Nineties.
www.myspace.com/warriorsoulinfo
www.facebook.com/warriorsoulofficial
spotify:album:6iWO2KFTBp9T7mtsLucHmn




lunedì 10 dicembre 2012

Underwater The Leeches (Tre Accordi Records 2012)












A.D. 2012..ovvero il ritorno del "fat rock"!!!! Underwater è l'ennesima fatica dei comaschi Leeches, una delle migliori realtà italiche, tanto che i loro innumerevoli ed infuocati live li hanno portati ad aprire per Bad Religion, NOFX, Adolescents e CJ Ramone. Proprio da questo ultimo tour è nata la collaborazione con Daniel Rey, ovvero il quinto "Ramone", la mente che ha prodotto pezzi storici come Pet Sematary o Poison Heart. Il vecchio producer dei Ramones ha deciso di collaborare con i Leeches e mettere mano  ai suoni di questo nuovo lavoro...e si sente!!! Il disco suona perfetto come non mai e scivola via perfetto nella sua mezz'ora abbondante, tanto da far venir voglia di rimettere la puntina da capo e farlo ricominciare di nuovo.
Ovviamente lo zampino di Rey è solo la ciliegina su una squisita torta ( e con i Leeches non si può fare a meno di parlare di cibo!!!) che i boys from Como hanno confezionato regalandoci una manciata di punk rock songs veloci, tirate e dannatamente melodiche che non possono che conquistare la presa dopo un paio di ascolti.
Il singolo Piranha Boys o l'iniziale I'm Everything to Me sono il giusto connubio tra i  Ramones (ancora loro..ebbene si!!) e l'hardcore californiano degli Anni Novanta mentre le anthemiche Feeling Allright Tonight e Vanilla Coke sono ideali per il macello sotto palco.
A conclusione del disco sono poste un insolita cover dei Blue Oyster Cult, Me-262, rifatta in una versione punk ma che mantiene quell' aurea "misteriosa" della band madre e Into the Storm che inizia con un atipico arpeggio acustico nella prima parte per poi deflagrare in veloci schitarrate nella sua conclusione.
Tirando le somme, Underwater nulla aggiunge e nulla toglie alla discografia della band, se non un altra occasione per ribadire che l'appellativo di "migliore punk band italiana" calza a pennello sulla testa dei quattro rockers comaschi  e l'unico rammarico è che se fossero provenienti da qualche sobborgo di Orange County ora sarebbero ben più famosi!
www.myspace.com/leechesfatrock
www.facebook.com/LEECHES