domenica 19 febbraio 2012

Live at Shea Stadium The Clash (Sony BMG 2008)












Era il 13 Ottobre del 1982 ed il catino dello Shea Stadium di New York traboccava di gente per l'imminente concerto dell'accoppiata tutta inglese Clash e The Who. Ovviamente la band di Roger Daltrey sarebbe stata l'headliner della serata, mentre il successo del singolo Should I Stay or Should I Go aveva creato parecchio interesse verso la band di Strummer e soci, tanto da catapultarli da piccole venue come palazzetti e teatri al bagno di folla di uno stadio immenso come lo Shea.
L'epoca era quella di Combat Rock. ovvero le tute mimetiche, gli anfibi, la cresta di Strummer, omaggio al De Niro di Taxi Driver, ma anche lo zenit commerciale della band, che però fu il preludio al declino, dato da  dissidi e liti interiori che portarono allo scioglimento da li ad un paio di anni.
I 50 minuti a disposizione catturano l'essenza dei Clash, diretti e carichi di energia, pronti a conquistare la folla, nonostante siano gli outsider della serata e, molto probabilmente il pubblico a stelle e strisce poco sa dell'impegno politico della band inglese, della working class e delle tensioni sociali di cui si è sempre fatta portabandiera. Strummer e soci vanno diretti per la loro strada sin dall'iniziale London Calling con i suoi riff secchi e i ritmi sincopati.
E se deve essere live...che live sia, con le imperfezioni, gli errori e le stonature perchè sulle assi del palco può succedere di tutto, anche un Mick Jones, forse emozionato per la marea umana che si trova difronte, che dimentica le parole di Police on my Back e viene soccorso da Joe Strummer che invita il pubblico a fare silenzio.
La scaletta offre (quasi) tutto il meglio della discografia dei Clash, da Guns of Brixton a Tommy Gun, da Spanish Bombs alla lunga digressione reggae di The Magnificent Seven /Armagideon Time: tutto il colorato e multiculturale mondo di Strummer e soci viene condensato e dato in pasto al pubblico nell'ora scarsa a disposizione che però sembra esaltarsi solo sul finale con la richiestissima Should I Stay or Should I Go.
Ad ogni modo il concerto allo Shea Stadium ( che da anni girava già come bootleg) è un documento importante per i fans della "only band that matters" visto che ne celebra il trionfo in terra americana e li immortala all'apice della loro popolarità, pochi mesi prima dal loro ritorno in patria e dall'inizio del declino.

www.theclash.com

Radio Clash  ( portale tutto italiano su Strummer ed i Clash)

sabato 4 febbraio 2012

Acid Eaters Ramones ( Chrysalis Records 1993)













Che cosa può accomunare il 1969, il flower power, la cultura psichedelica ed il Vietnam con i Ramones? Cosi sui due piedi direi nulla, visto che la band newyorkese è arrivata un decennio dopo proclamandosi alfiere del movimento punk, da sempre in rotta di collisione con gli ideali hippie degli anni Sessanta.
Però andando più a fondo e guardando i dati anagrafici dei fratellini si può facilmente capire come quella cultura abbia forgiato i ragazzini dell'epoca,magari influenzandoli proprio con alcune canzoni che hanno fatto storia, ascoltate centinaia di volte alla radio o su vecchi 45 giri come andava in voga in quegli anni.
Ecco spiegato quindi il motivo di Acid Eaters, raccolta di cover che i Ramones, forse la cult band per eccellenza, coverizzata da centinaia di bands a cavallo di tre generazioni, decisero di assemblare nel lontano 1993.
Fin dal titolo e dalla copertina, questo vuole essere un tributo a quegli anni e poco importa se ai posteri possa suonare come un riempitivo per ovviare ad obblighi contrattuali, la qualità presente in questi solchi è alta e le versioni "ramonizzate" sono una certezza( visto che i Nostri hanno sempre imbucato qualche cover nei loro album).
E quindi si parte con le classiche Have you Ever Seen the Rain o Substitute ( a proposito special guest Pete Townsend alla chitarra) fino a misconosciute canzoni come 7 and 7 is o I Can't Control Myself dei Troggs.
C'e anche spazio per Cj, il nuovo arrivato in famiglia, che si lancia su My Back Pages di Bob Dylan, reinterpretandola in versione fast and furious, una nave scuola per le miriadi di punk bands degli anni a venire.
Out of Time dei Rolling Stones viene trasformata, complice la voce di Joey e un arrangiamento davvero ruffiano, in una pop song davvero notevole, che avrebbe meritato maggior successo ed esposizione, mentre When I Was Young di Eric Burdon e i suoi Animals è l'ennesimo highlight di questo album, che pone come sigillo finale Surf City dei Beach Boys, forse tra tutte la band che di più ha influenzato Johnny Ramone and Co.
Rivalutate questo disco, non un semplice riempitivo o pezzo da collezione per die hard fans only, ma un modo pratico per rispolverare vecchie canzoni e riascoltarle cariche di nuova linfa vitale!

http://www.ramonestory.it.%20portale%20italiano%20sulla%20miglior%20punk%20band%20di%20tutti%20i%20tempi/