domenica 27 febbraio 2011

...And Out Come The Wolves Rancid (Epitaph records 1995)













Nella seconda metà degli anni'90, assisitiamo ad un ritorno di fiamma del punk rock e dell'hardcore melodico, con miriadi di bands, provenienti soprattutto dalla California, Orange County e San Francisco su tutti.
Una delle band cardini di questo revival sono i Rancid, guidati dalla coppia Lars Frederiksen e Tim Armstrong, già con un paio di dischi alle spalle prima di dare alla luce a quello che considero il loro capolavoro assoluto..And Out come The Wolves.
Se la maggior parte delle bands all'epoca si ispirava al pop punk di derivazione ramonesiana o all'hardcore melodico californiano tutto skate e velocità, i Rancid volgono il loro sguardo verso l'Europa, verso il punk 77, i Clash e lo ska/rock steady, differenziandosi comunque dalla massa hardcore che si stava espandendo sempre più.
And Out Come the Wolves è un signor disco, pregno di canzoni, quelle con la C maiuscola, quelle che vengono consegnate ai posteri, che sbancano le classifiche, ma non perdono un oncia della loro bellezza, nonostante siano preda del mainstream.L'album è diventato una fucina di singoli, fissi nella scaletta dei concerti dei Rancid, cantati, studiati, sviscerati e coverizzati da migliaia di ragazzi di tutto il globo.
L'opener Maxwell Murder è un ottimo biglietto da visita, veloce, diretta con la voce graffiante ed abrasiva di Tim ed un giro di basso "assurdo" che ci consegna Matt Freeman come uno dei migliori bass player in circolazione. Ma inoltrandoci nell'album non possiamo dimenticare le clashiane 11th Hour e Olympia WA, quest'ultima manifesto del vuoto generazionale di molti kids buttati al cazzeggio selvaggio per le strade della City (hangin on the corner/of 52nd and Broadway/cars passing by but no one seem to go myway/NewYork city I wish I was on the Highway back to Olympia).
Nei testi dei Rancid non ci sono messaggi sociali o politici, ma solo vita di strada, vissuta sulla pelle di chi canta questi pezzi. Amici, bands, compagni di sbronza o personaggi conosciuti in qualche downtown vengono minuziosamente descritti e resi familiari all'orecchio dell ascoltatore, un elemento che rende i Rancid ancora più "stradaioli" e sinceri verso il pubblico che li ascolta.(Jackyl had a beer in his hand last time I seen Him/When he roll the dice You know He never Thouhgt twice about being here   da Daily city Train).
Citavo in apertura le numerose influenze ska e sicuramente il pezzo più famoso è TimeBomb, una ska song, chiaro tributo alla TwoTone inglese ed a band come Specials, Selecter e Bad Manners( Black coat,White shoes,Black hat Cadillac/The Boys a time bomb...il bianco e nero simbolo della leggendaria label), ma anche Ruby Soho ha un mood giamaicano con citazioni di Desmond Dekker e quell'Hammond che conferisce calore ad un altro pezzo diventato singolo di successo.
Il resto dell'album è assolutamente da scoprire perchè cresce ad ogni ascolto e difficilmente non si troverà una canzone preferita rispetto alle altre, come per esempio, Journey to the end of the East of the Bay, ovvero la testimonianza dei ricordi di Tim e Matt, che , prima di formare i Rancid, suonarono negli Operation Ivy, una ska core band di culto con un solo album all attivo, ma che ha lasciato un segno fortissimo tra i fan e soprattutto nel cuore dei musicisti che vi hanno suonato.
Quindi procuratevi al più presto questo capolavoro, mettetelo sul piatto dello stereo,alzate il volume e...Give'em the Boot!!!!!!
P.S. da notare la cover del disco, un classico ormai con il punk rocker seduto, mohicano e tattooo, cosi come la grafica minimalista del booklet, vicina alle fanzine autoprodotte e ciclostilate dei primi anni'80.Un sincero tributo all etica punk rock del "Do it yourself".
http://www.rancidrancid.com/
www.myspace.com/rancid

lunedì 21 febbraio 2011

Don't back Down The Queers (Lookout Records 1996)













The Queers!! Nome storico per chi si nutre di punk rock, visto che la formazione americana è attiva sin dai primi anni'80 ed è attiva sino ai giorni nostri, tra continue voci di scioglimento, split up vari e solite sfighe che accompagnano una rock and roll band che si rispetti.
I Queers vengono dal New Hampshire ed hanno prodotto diversi album, una serie infinita di singoli, girato il globo in svariati tour e si può dire che la loro influenza, fortissima negli anni'90, abbia  dato alla luce svariate pop punk bands, vogliose di emulare le gesta di Joe Queer e soci ( che a loro volta hanno seguito le orme dei fratellini Ramone...).
Citavo prima gli anni'90, sicuramente il loro periodo di massimo splendore, quello dove si accasarono presso la label discografica californiana Lookout Records, che in catalogo poteva vantare i primi Green Day o gli Screeching Weasel e, diedero alla luce un trittico di album che li fece fare il salto di qualità: Love Songs for the Retarded, Beat Off (oggetto di culto...)e Don't Back Down, forse il loro album più melodico, dove le influenze sixties, surf e Bubblegum Rock si  fanno sentire più che in ogni altro lavoro, amalgamandosi alla perfezione con le velocità punk and roll che sono un marchio di fabbrica oramai imprescindibile.
Dimentichiamoci velleità intelletuali o attitudini sociali, qui si macina ignoranza e divertimento, birra e ragazze il tutto condito con ironia e sarcasmo come nella opener No Tit (She's flat as a board and I just don't care...) o in I only Drink Bud, tributo alla bevanda preferita di ogni punk rocker americano che si rispetti ( Heineken is skunk piss dude, and Miller sucks so bad/I'm Joe Queer, I've tried'em all. I've spilled more than you've had alright), veloci ma  meravigiosamente melodiche, grazie anche alla prestazione vocale di Joe, punto di forza della band.
Di notevole impatto ed importanza anche le ballatone stile anni 60,classico del repertorio del teenager innamorato come Number One o Sidewalk Surfer Girl impregnata di cori  che difficilmente usciranno dalla testa dopo il primo ascolto.
La titletrack è un omaggio ai Beach Boys, dove si può tranquillamente dire che i discepoli riescono a superare i maestri per impatto ed intensità, un vero e proprio tributo a Brian Wilson, altra grande fonte d'ispirazione insieme ai sopracitati Ramones, come non si può non menzionare il singolo Punk Rock Girls, la giusta via di mezzo tra il punk rock e le morbide sonorità bubblegum...Yummy Yummy punk rock girls/I wish theey all were punk rock girls...impossibile rimanere fermi su un pezzo cosi, una Sheena is a Punk Rocker degli anni'90!
Ovviamente un gruppo come i Queers o lo si ama o lo si odia, vista la naturale intransigenza dei Punk rockers più oltranzisti per certe sonorità così morbide, ma è indubbio che grazie a loro si sia creato un filone musicale che da sempre è molto attivo, soprattutto in Italia, vista la miriade di bands nate su questa scia.
www.myspace.com/thequeers
http://www.thequeersusaband.com/  (sito amatoriale)
http://www.ramonetothebone.tk/ (sito dal quale si possono scaricare aggrattiss centinaia di titoli pop punk, tra cui discografia e bootleg dei queers)

martedì 15 febbraio 2011

Villa Inferno The Zen Circus (Unhip Records 2008)













Dieci anni di attività, tre dischi semisconosciuti ed una sfilza di concerti su e giù per la nostra malandata penisola! Ecco il biglietto da visita dei pisani Zen Circus, che con questo Villa Inferno, hanno definitivamente fatto il salto di qualità, uscendo dal quasi anonimato della scena underground-indipendente italiana.
Certo le premesse ed una buona presentazione sono d'obbligo, anche perchè il disco in questione vede come ospite, musicista aggiunto e produttore, Brian Ritchie dei seminali Violent Femmes, le sorelle Deal (vi dice niente il nome Pixies?o The Breeders?si si quelle di Cannonball...) ed un guru musicale come Giorgio Canali.
La musica? uno stupefacente calderone di sonorità indie-pop, ballate folk e genio cantautorale perfettamente in equilibrio tra i generis, con un cantato che spazia dalla lingua madre italica, all'inglese, francese ed il serbo(?!?)...Clash,Pixies,Gogol Bordello, Rino Gaetano ed i Talking Heads! Vi basta?
Il mood di Villa Inferno entra subito in testa, difficile non rimanere invischiati nelle melodie delle canzoni qui presenti, da Punk Lullaby (una hit indie "de noantri") alla clashiana (Sandinista era!) Beat the Drums (You gotta beat the drum kid and gotta beat it louder), ma penso che il meglio, gli Zen Circus lo diano quando si cimentano con la lingua italiana: Figlio di Puttana ha quell'atmosfera surreale, ironica e cinica che il grande Rino Gaetano sapeva proporre, mentre in Vent'anni vengono distrutte le utopie e le illusioni delle generazioni postadolescenziali  in un minuto e mezzo...se non è punk questo..poco ci manca!
nella testa di mio padre ci sta come un grande fuoco
non mi cagava molto però a me fregava poco
io cantavo a squarciagola già nel cortile della scuola
lui andava a lavorare, a faticare a guadagnare
Nei pezzi come  Figlio di Puttana,Vent'anni o Vana Gloria ci vedo la provincia ruspante italiana, con le sue bellezze e le sue contraddizioni, con la noia e la voglia di mandare tutto affanculo (guarda caso il titolo del disco successivo) e andarsene via dal bar,dal circolino, dalla spiaggia, dalle compagnie che sai già si bruceranno troppo in fretta....
dalla terrazza sul mare sino al centro sociale
manciate di sputi e poi finiva già male
c'era quello già povero e chi ci diventava
la fica alla fine li uccideva
Che dire..io proverei a varcare il cancello di Villa Inferno.....io quando avevo vent'anni ero uno stronzo!!!!
www.myspace.com/thezencircus
http://www.latempesta.org/  (label discografica e di distribuzione)

martedì 8 febbraio 2011

Sing Loud, Sing Proud Dropkick Murphys ( Hellcat records 2000)













"Let's go Murphys!!!"...cori da stadio e battimani, tamburi e cornamuse...ecco come si apre SLSP, terzo album dei bostoniani Dropkick Murphys, band di punta del movimento "Celtic Punk", che partiti dieci anni prima come OI! band, hanno evoluto il loro sound con strumenti tradizionali della cultura Irish come  Thin Whistle,bodran, mandolino e le immancabili bagpipes.
Il legame DK Murphys-Irlanda è forte e tenace come una sorsata di Guinness, testimoni anche i rifacimenti di anthem tradizionali come la veloce e sghangherata Rocky Road to Dublin e l'inno da bancone per antonomasia, The Wil Rover   riproposto con cori e sbicchieramenti vari, giusto per farci capire che San Patrick lo si deve festeggiare tutto l'anno. Ma anche Good Rats, che vede come special guest Shane MacGowan,ha nella scura più amata d'irlanda il suo filo conduttore, con birrerie infestate da topi e giare di Guinness che diventano oro...( 'cause in these vats you've made quite a creation/ a potion that turned Guinness to gold).
Ma i Murpyhs non si limitano solo alle scorribande da pub, ma in loro è ben radicata l'idea di Working Class, di lealtà e di rispetto per le tradizioni (materie ben radicate nel pensiero OI e punk), che siano legati alle antiche storie popolari irlandesi (The Legend of Finn Maccumhaill) oppure alle rivendicazioni sociali (Which side are you on), fino alla toccante ballad The Torch, ovvero un ideale passaggio di testimone da padre in figlio, di generazione in generazione, il vecchio lavoratore che insegna i pochi valori della vita alla sua prole "Turn back the hand on the clock
you're a bitter old man who's done nothing
but work your hands to the bone on the assembly lines
you've grown cold to the touch of the ones that you love
ignorance is something you can't over come but you've passed it on down
and that's something much worse for a bitter young man...
is now taking the torch"

I pezzi più tirati come Ramble and Roll o The Gauntlet sono l'ideale per il pogo da concerto, ma il passo avanti,  fatto dai Murphys, è quello di aver saputo coniugare alla perfezione la tradizione con l' attitudine punk rock e l'aver scritto grandi pezzi come la bellissima Forever, ormai insostituibile nei live set e davvero pregna di significati, a metà tra una preghiera ed una canzone d'amore.
Your kindness for weakness
I never mistook
I worried you often,
Yet you understood
That life is so fleeting,
These troubles won't last
FOREVER!

Inspired me truly
You did from the start
To not be afraid
And to follow my heart
There's a piece of you with me
They can't tear apart
FOREVER!

Il disco si chiude con altri due classici come la titletrack, cadenzata e pronta per essere cantata a squarciagola e le cornamuse di Spicy MacHaggis Jig, sagace presa in giro riguardo le disavventure amorose del loro Bagpiper di fiducia che in concerto vede sempre invitate sul palco le presenze femminili presenti nel pit.
Un grande disco, destinato a divenire un classico nella discografia dei Murpyhs e a far fare a loro il salto di qualità che li consacrerà come punta di diamante nella scena  punk rock  di questo inizio millennnio!
...cause I was born to ramble I was made to roll
living my stinkin' life in yesterday's rock and roll!!
http://www.dropkickmurphys.com/



giovedì 3 febbraio 2011

Rocket to Russia The Ramones (Sire Records/Warner Bros 1977)













Cosa si può dire di un disco che, nel corso degli anni, è diventato un oggetto di culto, senza cadere nella banalità o nella facile retorica? Cosa si può scrivere di un disco che è stato recensito, analizzato, smontato e rimontato da giornalisti, sociologi e intellettuali centinaia e centinaia di volte? Niente di più, niente di meno...e allora vi parlo del mio Rocket to Russia, di come iniziò questa fantastica ossessione per quattro balordi appoggiati ad uno scalcinato muro di mattoni!
Mi viene in mente una vacanza estiva di qualche lustro fa, un pomeriggio assolato in cerca di qualche diversivo dalla vita da spiaggia, da una compagnia monotona e tediosa e nel mio peregrinare mi imbattei in un negozio di dischi. Come nella migliore delle favole, scartabellando tra le cassette(si si proprio musicassette!!), mi imbatto in Rocket to Russia e Loco Live dei Ramones. Ne avevo gia sentito parlare, leggendo recensioni qua e la, ma internet era ancora lontano e cosi mi ritrovai a comprare a scatola chiusa tutti e due i titoli.
Infilata la cassetta in un vecchio walkman, cuffie nelle orecchie e via....La prima sensazione fu quella di  adrenalina che ti attraversa tutto il corpo, la seconda fu la consapevolezza che da li non si sarebbe più tornati indietro!
Basso, chitarra e batteria, semplici, veloci,lineari, senza troppi fronzoli, la voce nasale di Joey che costrusce melodie prese in prestito dalle hit degli anni'50 o dal Bubblegum Pop dei 60's, una serie di canzoni fuori dal tempo, che ti sembra di aver sempre ascoltato e che non usciranno mai dalla tua testa...Sheena is a Punk Rocker,Rockaway Beach, Teenage Lobotomy,Ramona, la malinconica Here Today,Gone Tomorrow e la cantilena di I Wanna Be Well,la demenza di  Cretin Hop e di Surfin Bird (Papa-ooma-mow-mow, papa-ooma-mow-mowPapa-ooma-mow-mow, papa-ooma-mow-mow) fino a Do You wanna Dance...impossibile trovare un attimo di tregua, accendere una sigaretta per spezzare il ritmo e quando si arriva alla fine, si riparte da capo immedesimandosi in uno di quei quattro personaggi in chiodo, t shirts,, jeans strappati e gambe larghe piantate sul palco che inneggiano infiammanti nonsense!
A distanza di vent'anni sono ancora qui ad emozionarmi per un disco come questo, meraviglioso, senza tempo e all'epoca senza pretese,anche se è col senno di poi che si è tutti concordi dell'importanza fondamentale di Rocket to Russia per migliaia di aspiranti musicisti e di disadattati (il confine tra i due spesso è sottile...), anche se la critica specializzata ha iniziato ad incensarlo dopo lo scioglimento e la morte di tre dei quattro "pseudofratelli".
Chewing out a rhythm on my bubblegum
The sun is out and I want some.
It's not hard, not far to reach
We can Hitch a ride to Rockaway beachP.S..una curiosità...svariate bands legate allascena pop-punk hanno deciso di omaggiare questo disco coverizzandolo per intero con tanto di copertina "taroccata", tanto è grande la devozione per questo "Missile verso la Russia"
http://www.ramonesworld.com/
http://www.ramonestory.it/  (portale italiano sul mondo ramonico)